Omicidio di Civitella, l’altro lato di Daniele: "Per me è stato come un padre". E l’imputato sorride

Terza seduta dedicata ai testi della difesa. La proprietaria di un’azienda agricola: "Sempre pronto ad aiutarmi". Tre ex colleghi del 118: "Vero professionista". Scambio in aula di saluti affettuosi

L’altro lato di Daniele: "Per me è stato come un padre". E l’imputato sorride

L’altro lato di Daniele: "Per me è stato come un padre". E l’imputato sorride

Forlì, 19 marzo 2024 – Sfilano in aula per la terza udienza consecutiva i testi dell’accusa. E sono tutti chiaramente a discolpa di Daniele, l’imputato, coi quali scambia saluti e sorrisi d’intesa e d’affetto. Per Arianna Sedioli, proprietaria d’una azienda agricola a Giaggiolo, "Daniele è stato come un padre".

La donna è un’amica della figlia di Daniele e, nell’incedere della sua narrazione, lo delinea come "sempre pronto ad aiutarmi nel fondo agricolo, di cuore, gratuitamente. Era sempre sempre sereno, tranquillo. Mi ha insegnato ad andare a tartufo, mi ha sempre seguito nei problemi quotidiani di un’azienda agricola". L’ultima volta che Arianna ha visto Daniele è il lunedì precedente al ritrovamento del cadavere decapitato di Franco, rinvenuto il mercoledì 22 giugno 2023. "Venne su verso le 19. Mi aiutò a caricare un carretto". Poi la furia degli eventi non lascia scampo a legàmi ed affetti. Dopo l’emersione del corpo martoriato di Franco, la vita di tutti viene deviata dai naturali alvei.

Per Angelo Bergamaschi, civitellese, amico di bar, "Daniele è sempre stato un tipo tranquillo. Non l’ho mai visto litigare con nessuno. Mi aiutava spesso, e dopo avere giocato a carte al bar ci fermavamo a parlare. Gli attriti coi fratelli? Sapevo che c’erano stati, me l’aveva accennato. Con Franco avevano avuto dei dissidi a causa di incendi sul agricolo di famiglia. Ma non l’ho mai visto litigare con lui".

"Cosa le chiesero i carabinieri su Daniele?", domandano poi gli avvocati della difesa Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti. "Mi chiesero se Daniele era cambiato negli ultimi tempi. Io risposi di no, per me non era cambiato. E mi chiesero se m’ero fatto un’idea dell’omicidio. E ho risposto che non poteva essere stato Daniele, per me c’era qualcos’altro…". Una "valutazione personale che non può essere messa agli atti del processo" rimarca la presidente Monica Galassi, sollecitata sia dalla pm Federica Messina sia dalla parte civile, l’avvocato Max Starni.

Ma insomma, la figura di Daniele, così come voleva la difesa, in questa tappa (anche grazie alle dichiarazioni di tre colleghi del 118) ne esce riabilitata: "Tra noi era nato un legame d’amicizia, mi ha trasmesso la passione per il tartufo e quando uscivamo insieme mi prestava il suo cane, una bella manifestazione di fiducia", osserva l’infermiere d’ambulanza Maurizio Favali. "Un collega di grande professionalità, sempre pronto sul lavoro, ligio al dovere. Non ha mai chesto un cambio turno", sottolineano altri due ex colleghi. Che descrivono un Daniele che in questo processo era rimasto in forma sommersa. Ma la prospettiva del processo è oceanica, di udienze ne mancano ancora. E il verdetto rischia di arrivare per fine aprile, o forse maggio.