Mario Bertozzi morto: addio all'instancabile scultore

È deceduto al Morgagni a 93 anni, da tempo aveva problemi di salute Nato a Forlimpopoli ma le sue opere sono note in tutt’Italia

Mario Bertozzi durante il suo lavoro

Mario Bertozzi durante il suo lavoro

Forlimpopoli (Forlì-Cesena), 29 novembre 2020 - Mario Bertozzi, l’artista forlimpopolese assai noto in Italia, ci ha lasciato. E’ deceduto ieri all’ospedale Morgagni – Pierantoni di Forlì in seguito ad una cond izione di salute già da qualche tempo compromessa. Bertozzi era nato a Forlimpopoli nel 1927 e, per tutta la vita, era stato un instancabile scultore e pittore. Alcune sue sculture di grandi dimensioni come Pellegrino Artusi, il Vignaiolo, la Statua della Libertà, il Profeta, il Contadino, l’Abbraccio onorano il nostro territorio e sono tuttora visibili a tutti perchè esposte in spazi aperti. Note anche le sue illustrazioni per il libro ‘E se Pinocchio fosse nato a Forlimpopoli’, che ripercorre le vicende del burattino di Collodi immerso negli ambienti e nelle atmosfere della città artusiana. Paolo Zanoli è l’autore del testo, mentre Bertozzi ne ha curato tutte le bellissime illustrazioni.

Il percorso artistico di Bertozzi ebbe origine quando, ancora giovanissimo, conobbe lo scultore Giuseppe Casalini il quale si rese subito conto delle qualità del giovane e, oltre a fornirgli i primi rudimenti di disegno e di scultura, convinse i genitori del giovane a fargli frequentare il Liceo Artistico di Bologna dove ebbe come insegnanti Cleto Tomba e Luciano Minguzzi. Di qui iniziò la sua vita artistica che non conobbe tregua tanto da realizzare sculture e pitture, allestire mostre personali in numerose città e ottenere anche moltissimi premi. A questi si aggiunse poi la sua lunga attività di insegnante di disegno e storia dell’arte in vari istituti superiori e alle scuole medie di Rocca San Casciano e di Cesena.

Mostre personali di Mario Bertozzi sono state allestite proprio in questi ultimi mesi a Forlimpopoli e all’Oratorio di San Sebastiano a Forlì realizzate e seguite, con affettuosissima cura, dal figlio Rodolfo. Occorre poi ricordare che un periodo molto significativo dell’attività artistica di Bertozzi ha avuto luogo a Milano dove l’artista visse per qualche tempo e dove allestì, nel 1980, una personale al Museo di Milano su invito del Comune della città. Ma l’amore per la Romagna era troppo forte e l’artista lo dimostrò con un’opera famosissima: il ‘gallotauro’, un’ immagine in cui si fondono, in una metaforica figura, le forme di due animali: il gallo e il toro, simbolo appunto della romagnolità.

"Mi piace modellare e sentire in mano la terra – soleva dire Bertozzi – quella terra così compatta che crea in me un istinto prepotente, al punto di aggredirla e ridurla in volumi pieni e compatti, proprio per il gusto di capirla e tradurla. Solo quando posso modellare, sento di diventare me stesso, raggiungendo la mia realtà".

"Dentro ad ogni scultura c’è tanta emozione" diceva Bertozzi. L’artista si è dedicato all’arte fino all’ultimo. Quando le condizioni fisiche non lo permettevano, amava dipingere e disegnare, attività che lo aveva accompagnato per tutta la vita. Domani pomeriggio la salma sarà trasportata nella camera mortuaria di Forlimpopoli per l’ultimo saluto, non ci saranno i funerali.