SERGIO TOMASELLI
Cronaca

Orgoglio arcobaleno. Mille partecipanti al Pride: "No alle discriminazioni"

Corteo dal Foro Boario al Campus, passando per piazza Saffi, dove la comunità Lgbtq ha espresso le proprie richieste alle istituzioni.

Corteo dal Foro Boario al Campus, passando per piazza Saffi, dove la comunità Lgbtq ha espresso le proprie richieste alle istituzioni.

Corteo dal Foro Boario al Campus, passando per piazza Saffi, dove la comunità Lgbtq ha espresso le proprie richieste alle istituzioni.

Anche a Forlì – come in tutte le principali città italiane – è il mese dedicato al Pride, spazio di incontri, manifestazioni e confronti aperto a tutti e che ha nel proprio focus la tematica dei diritti della comunità Lgbtqia+ (sigla che indica lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer, cioè coloro che non vogliono etichettare il proprio orientamento).

Nella giornata di ieri in quasi mille si sono radunati alle 17 al Foro Boario, organizzati in un corteo che ha attraversato via Ravegnana e corso Mazzini fino a piazza Saffi, per poi proseguire verso corso della Repubblica e viale Corridoni fino al Campus per l’after party al bar ‘Volume’. "Siamo rivolta": questo lo slogan sullo striscione in prima fila. Una moltitudine di bandiere arcobaleno, che non sono solo il simbolo della comunità Lgbtqia+ ma anche della pace, e di vessilli palestinesi.

Subito dietro il primo dei due carri, un dj set ben improvvisato e diversi ballerini – di cui uno sui trampoli – hanno animato la marcia. In piazza Saffi poi un momento di interventi davanti la sede comunale: "Le istituzioni dovrebbero tutelare meglio le comunità marginalizzate e agire contro le discriminazioni, oggi sempre più frequenti".

Il Forlì Pride ha raccolto tante adesioni di diverse associazioni del territorio romagnolo, tra le altre quella delle ‘Famiglie Arcobaleno’, presente con un vistoso striscione. Presenti anche Forlì Città Aperta, Udu, Collettivo Monnalisa, Centro Pace, CGIL di Forlì-Cesena e Amnesty International, tra le più attive. Molti hanno partecipato non in quanto Lgbt, ma per solidarietà.

Sergio Tomaselli