VALENTINA PAIANO
Cronaca

Quasi 2 metri d’acqua: "Impresa distrutta. Grande solidarietà per ripartire"

Sansovini (Top Service) fornisce attrezzature per gli spettacoli: 100mila euro di danni, ha dovuto lasciare la sede di via Lughese "Spalavamo fango 15 ore al giorno. Aiuti da volontari e colleghi" .

Quasi 2 metri d’acqua: "Impresa distrutta. Grande solidarietà per ripartire"

L’acqua che di solito è foriera di vita, l’anno scorso si è trasformata in simbolo di distruzione. Tra i danneggiati anche Andrea Sansovini, 46 anni, proprietario della Top Service, azienda di servizi tecnici per lo spettacolo, distrutta dall’esondazione dei fiumi, con sede in via Lughese, nel quartiere San Benedetto. L’imprenditore riporta alla memoria quei giorni che a raccontarli paiono la trama di un film: "La sera stessa ho tentato di raggiungere l’azienda ma lungo la strada l’acqua mi arrivava al petto, scorreva proprio come un fiume: in basso, sentivo degli oggetti colpirmi le gambe. Di fronte a me tre persone sono state portate via e sbattute contro il cancello della chiesa. Andare avanti era troppo pericoloso e a malincuore sono dovuto tornare indietro".

Dopo l’esondazione dei fiumi lo scenario è post apocalittico, per le strade persone alla ricerca di pezzi di vita sepolti nel fango e un silenzio irreale. "Sono riuscito a rientrare in azienda solo tre giorni dopo – continua il proprietario - e ho visto con i miei occhi la portata devastante dell’evento. L’acqua è arrivata a toccare il metro e ottanta, dentro alla sede c’erano tronchi, immondizia, perfino una carpa". Quella è una delle zone più colpite. "Non si è salvato quasi niente: il limo è entrato nei circuiti elettronici e sofisticati dell’attrezzatura, come amplificatori, mixer, luci. I danni ammontano a circa 100mila euro". La catena di solidarietà che si è attivata nei giorni successivi ha permesso a tanti di uscire dallo stordimento e dalla disperazione di quei giorni. "Per togliere quella valanga di fango io e i miei dipendenti abbiamo spalato e lavato anche per 15 ore al giorno. Decine di giovani e soccorritori sono venuti a darci una mano. Non solo, anche colleghi di altre città ci hanno aiutato ripristinando o prestandoci, a titolo gratuito, delle attrezzatture costose in modo che potessimo ripartire subito a lavorare".

La situazione però era talmente compromessa che l’azienda pochi mesi fa ha dovuto cambiare sede. Ora ha trovato una nuova ‘casa’ in via Monte San Michele, che si trova tra San Benedetto e la Pianta, zona non lontana rispetto alla prima collocazione ma rimasta all’asciutto in quei giorni: "Il fango è come una malattia: torna sempre fuori – afferma Andrea mentre mostra alcune custodie per strumenti musicali con gli inequivocabili segni della melma – anche dopo tanto tempo".

L’alluvione ha portato con sé anche un vero rischio sanitario per chi è stato immerso molto tempo nell’acqua contaminata: "Qualche tempo dopo, ho iniziato a sentirmi male ed è stato necessario un ricovero. All’ospedale mi hanno diagnosticato il ‘batterio del fango’ che mi ha portato una pancreatite acuta, guarita dopo nove giorni di degenza".

Andrea però non ha avuto solo l’azienda distrutta ma anche la casa di famiglia, in via Salinatore. L’allagamento ha obbligato la madre ad andarsene. Da allora non è ancora rientrata: "L’immobile si trova proprio a livello del fiume, più in basso rispetto alla strada. Ricordo che spesso abbiamo visto arrivare l’acqua nel cortile, ma mai così. Stavolta ha raggiunto i cinque metri d’altezza dal piano giardino e un metro e settanta in casa".