REDAZIONE FORLÌ

Rifiuti, ogni città smaltisca solamente i propri

Sulla questione dell’inceneritore di Forlì, che stanto al piano regionale sarà ancora acceso nel 2027, assistiamo a un commedia politica poco edificante. Ciò che avviene dovunque, in Italia, è che a prescindere da destra, centro o sinistra, chi è al governo della Regione in linea di massima tende a costruirli (o a conservarli se sono già in funzione) perché non sa come risolvere il problema dei rifiuti, mentre chi è all’opposizione non li vuole o preme per spegnerli, non avendo responsabilità dirette sulla gestione del problema.

Nel nostro territorio non si fa eccezione. Il punto è che a favore della permanenza dell’impianto dei rifiuti urbani di via Grigioni (quello per i rifiuti speciali è privato ed è ancora più difficile ottenerne la chiusura) ci sono almeno due fattori: primo, è uno degli ultimi realizzati, dunque in teoria uno di quelli che continuerà a funzionare più a lungo. Secondo, il vastissimo movimento di cittadini contro le pratiche di incenerimento, che prese piede nel Forlivese negli anni Novanta, si è quasi dissolto: le pressioni dal basso si sono arenate. Le manifestazioni, frequenti e molto partecipate, sono ormai un ricordo sbiadito. La conseguenza è che chi governa presume che il problema sia ormai poco avvertito da parte della popolazione. A oggi, l’argomento più forte su cui insistere (tema che potrebbe essere trasversale, se il bene comune prevalesse su sterili scontri politici), è l’autosufficienza dei territori in fatto di smaltimento rifiuti. Tutti capiscono che è iniquo e insostenibile che a Forlì si inceneriscano i rifiuti prodotti in altre province (o regioni). Se questo principio venisse applicato in modo finalmente rigoroso, Forlì potrebbe chiudere l’impianto in un futuro non troppo lontano. È uno dei rari casi in cui la ’solidarietà’ fra territori è diseducativa (chi ha un impianto a 20-30 km di distanza può comportarsi in modo irresponsabile coi propri rifiuti) e penalizza i più virtuosi.

Franco Gentili