MICHELE SANTOLINI
Cronaca

Rocca abbandonata?. Per 5 anni, non 15, e c’era già Zattini

Nel 2009 tutti noi – dai dirigenti fino ai tecnici operativi – sostenemmo un grande lavoro di squadra volto a...

Nel 2009 tutti noi – dai dirigenti fino ai tecnici operativi – sostenemmo un grande lavoro di squadra volto a ricordare la figura di Caterina Sforza e rinvigorire l’interesse verso la Rocca di Ravaldino e la sua fruizione. Fu studiato e creato un percorso didattico e scientifico per pannelli all’interno della Rocca per far sì che chiunque potesse approfondire anche in autonomia la conoscenza degli spazi e degli ambienti interni ed esterni alla struttura.

Vi fu il coinvolgimento dei maggiori esperti di castelli per raccogliere dati e incentivare studi e approfondimenti sul gioiello voluto da Pino III Ordelaffi. Si tennero conferenze, seminari, attività didattiche che coinvolsero gran parte della popolazione, di ogni età. Non credo che i forlivesi non lo ricordino. Furono allestite due mostre, coronate da un’inedita ed entusiasta partecipazione, a Palazzo Albertini e dentro la Rocca stessa; furono restaurati e aperti al pubblico i camminamenti e le sale del mastio, pubblicati saggi e atti. Immagino che lei e i suoi collaboratori non abbiano letto nulla di tutto ciò. All’interno, nella corte, fu allestito in via permanente un palco per spettacoli, grazie al quale fino al 2017 in estate veniva ambientata una rassegna teatrale, accanto alla quale si programmavano frequenti concerti, nonché film muti con accompagnamento musicale e incontri culturali. I locali interni erano costantemente monitorati dai bravissimi tecnici del Servizio Cultura affinché i graffiti ottocenteschi e le strutture quattrocentesche non subissero danni da intemperie o infiltrazioni.

Tutto questo fino al 2017-2018, quando alcuni segnali rivelarono una minaccia di cedimento di alcune travature poste al di sopra del corpo di guardia. Necessariamente la struttura fu interdetta al pubblico e, dopo i necessari sopralluoghi, i lavori furono avviati negli ultimi mesi di lavoro della Giunta precedente la sua. Poi si insediò la sua, di Giunta, e i lavori si interruppero. In quel momento iniziò l’abbandono. Io stesso lo documentai e denunciai nel 2021, grazie all’ospitalità della Fondazione Cassa dei Risparmi nel suo libro-strenna, e poi nel 2022 grazie alla sensibilità di Italia Nostra (dedicai una conferenza a ‘La Rocca vuota’): nessun membro della Giunta assistette alla presentazione del volume né all’incontro.

La Rocca fu parzialmente riaperta, per poche ore nei weekend, solo nell’aprile del 2024. Quindi gli anni di abbandono, l’"insulto alla città", furono cinque, non quindici, e furono imputabili alla sua, di Giunta.

Un ultimo appunto, signor sindaco. Il Paradiso di Caterina Sforza non era un "orto botanico", ma un palazzo edificato all’interno del rivellino ovest della Rocca. Alcune formelle costituenti la pavimentazione del Paradiso, rinvenute nel fossato, sono conservate nel forlivese Museo delle ceramiche la cui conoscenza nessuno, a palazzo, pare ricordare. E non c’era alcuna torre medioevale al posto del Torrione dell’Acquedotto, edificato una prima volta nel 1904-1905 e ricostruito nel dopoguerra dopo gli eventi bellici. D’altronde in piena Età della Transizione delle rocche e dei castelli, quale architetto sarebbe stato così stolto da costruire una torre a poca distanza dall’ingresso di una rocca?

La storia non è un gioco, non si improvvisa. Ci sono molte persone, anche a Forlì, che dedicano tempo ed energie a cercare di ricostruirne in modo scientifico contorni e dettagli. A vostra insaputa, suppongo. Mi perdoni per questa piccola critica, forse "sterile e strumentale", ma sentita e condivisa da chi ha lavorato, prima di lei, per la Città.

funzionario dei servizi culturali del Comune dal 1994 al 2019