Ss 67 aperta Incubo finito: "Si torna a vivere"

Soddisfatti gli abitanti della media e alta valle del Montone: "L’Anas e le sue ditte da ringraziare: hanno lavorato senza sosta"

Ss 67 aperta Incubo finito: "Si torna a vivere"

Ss 67 aperta Incubo finito: "Si torna a vivere"

di Quinto Cappelli

"Per noi la strada è vita, lavoro e attività. Siamo sollevati e molto contenti che abbia riaperto. L’Anas è stata veramente brava nell’eseguire i lavori di messa in sicurezza in così poco tempo. Ora dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e ripartire". Lo sostiene Bruna Ginestri di Rocca San Casciano, titolare col fratello Gianluca dell’omonimo mobilificio, mentre ieri mattina era ferma a uno dei tre semafori che regolamentano il traffico tra Dovadola e Rocca San Casciano lungo i 7 km della Ss67, rimasta chiusa dal 16 al 29 maggio, causa l’alluvione che aveva fatto crollare la montagna riversando sulla strada oltre un metro di terra, fango, sassi, alberi e, in alcuni punti, vere e proprie frane enormi.

Aggiunge Bruna Ginestri: "Come tutte le attività della vallata, da adesso noi riapriamo le nostre esposizioni e i nostri clienti potranno tornare a visitarci". Nella zona artigianale di Dovadola, in località Pantera, la più colpita dalle frane, ieri ha riaperto anche l’officina meccanica Riparauto di Emidio Fabbri, che racconta: "Anche noi siamo rimasti chiusi per quasi due settimane, con i disagi più grossi per i nostri clienti, che devono aspettare di conseguenza la consegna delle auto in ritardo".

Nella stessa zona opera anche la ditta della lavorazione del ferro Raf di Sergio Ravaglioli, con sei dipendenti di Castrocaro e Dovadola, che quindi non riuscivano a raggiungere la ditta causa la strada chiusa. Racconta Ravaglioli, titolare della Raf con la moglie Lorella Baravelli: "Oltre all’allagamento dell’archivio, abbiamo avuto disagi nella consegna della merce e nella chiusura di fine mese". Durante i primi giorni del disastro mancavano anche luce, gas, telefoni e gli altri servizi essenziali. Ravaglioli indica la collina di fronte, che, durante gli oltre due giorni e notti di piogge torrenziali, si è rovesciata sulla strada, "trasformata in un fiume di fango e melma".

Fra i circa cento abitanti della frazione Casone, che erano rimasti intrappolati fra due frane, c’è anche Francesco Bravi, che racconta: "Noi siamo rimasti isolati una decina di giorni, come tutti gli abitanti della frazione. Per me, mia moglie e il figlio faceva la spesa mia figlia di Castrocaro e la portava a Dovadola, dove andavo a prenderla, facendo due chilometri a piedi, lungo strade di campagna costeggiando il fiume o per i campi".

Tutti elogiano l’impegno incessante delle ditte incaricate dall’Anas di eseguire i lavori. A questo proposito il camionista Luca D’Apice della ditta trasporti B&B di Bologna commenta: "Abbiamo lavorato giorno e notte, specialmente con i nostri camion da Forlì a Lucca, via Bologna e Firenze, portando nel cantiere di Dovadola 800 cubi di cemento (16 quintali l’uno) per innalzare i muri di contenimento". Conclude il camionista: "Dobbiamo ringraziare la gente del posto e le forze dell’ordine per la grande ospitalità".

Dopo la riapertura con tre semafori a senso unico alternato (un altro anche a monte di Rocca verso Portico), le ditte sono ancora sul posto per completare i lavori provvisori di messa in sicurezza. Con un comunicato l’Anas ha poi informato che per motivi di sicurezza permane "la chiusura notturna tra Dovadola e Rocca San Casciano dalle 23 alle 6 del mattino successivo, il divieto di transito a cicli e motocicli e ai camion con carico superiore a 32 tonnellate".