"Tra fantasia e realtà: così il mio ’Vladimir’ intriga e fa discutere"

Il forlivese Cucchi: "L’ho scritto prima della guerra. Non c’è nessuna giustificazione alle sue azioni nefande, però rompo gli schemi".

"Tra fantasia e realtà: così il mio ’Vladimir’ intriga e fa discutere"

"Tra fantasia e realtà: così il mio ’Vladimir’ intriga e fa discutere"

Vladimir’ (Calamaro Edizioni) del forlivese Mirco Cucchi è il ritratto (quasi) del tutto immaginario dell’uomo divenuto il presidente russo Putin. Il libro, uscito a novembre, è in bilico fra satira e tragedia. Nato a Cesena, Cucchi vive a Forlì. È laureato in Giurisprudenza e si è specializzato in storia del diritto. ‘Vladimir’ è il suo primo romanzo. Giovedì 1 febbraio, alle ore 17, l’autore presenterà il libro alla Biblioteca Malatestiana di Cesena.

Cucchi, come le è venuta l’idea? Perché proprio Putin?

"Premetto che ho terminato il libro proprio nel gennaio 2022, poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, per cui l’idea di un romanzo incentrato su Putin non è nata per sfruttare il momento storico. L’idea mi è comunque venuta proprio perché Putin è un personaggio controverso. Prima di tutto mi ha dato la possibilità di fare satira sulla vanità e la spietatezza di chi è avido di potere. Poi la storia personale di Putin e la storia recente della Russia hanno impresso una nota tragica che ha perfezionato il romanzo".

Qualcuno ha obiettato che se avesse scelto come protagonista un personaggio di pura invenzione il risultato sarebbe stato lo stesso. È così?

"Assolutamente no. Avere Vladimir Putin come protagonista ha significato usare sarcasmo e ambiguità per colpire quegli schemi mentali rassicuranti che ci fanno sentire buoni, dalla parte giusta. Una visione manichea cui ci stiamo abituando anche a causa dei social e dei loro like. Troppo spesso ci illudiamo di sapere cosa è giusto, cosa è vero, cosa è falso, evitiamo di farci domande e perdiamo il salutare beneficio del dubbio".

Che tipo è, quindi, il Vladimir del suo romanzo?

"Sia chiaro, il mio personaggio non è in alcun modo giustificato per le sue azioni nefande, non è una brava persona, ma è comunque una persona, con le sue paure e le ossessioni (come tutti i ‘mostri’ realmente esistiti, da Hitler in giù) e già questo rompe uno schema perché il lettore rischia di riflettersi in qualche aspetto di questo Putin. D’altra parte se qualcuno per capire che Putin non è uno stinco di santo ha bisogno di leggere il mio libro allora vuol dire che siamo messi proprio male…".

Com’è stato lavorare al libro?

"Impegnativo. Volevo che Vladimir fosse molto puntuale dal punto di vista storico. Anche se il romanzo racconta vicende di pura invenzione, si basa su una cornice storica molto precisa. Una delle cose che più mi ha divertito mentre lo stavo scrivendo è stata proprio mescolare in maniera quasi indistinguibile realtà e finzione. Per farlo, tuttavia, occorre sapere bene cosa è dato storico e cosa invenzione. Quindi mi sono documentato parecchio, ho letto tante biografie, spesso faziose, e libri di storia".

Ha incontrato qualche blocco?

"Le vere difficoltà sono arrivate al momento della ricerca di un editore, perché, avendo completato il romanzo in concomitanza con l’invasione dell’Ucraina, ad alcuni non interessava un tema così scottante, mentre ad altri non piaceva che fosse trattato con ironia. Calamaro di Bologna, invece, ha subito compreso la valenza letteraria del manoscritto e ha deciso di pubblicarlo. Altra difficoltà è stata trovare chi scrivesse l’introduzione: accademici e giornalisti prima si sono detti disponibili, poi si sono tirati indietro. Alla fine l’ha scritta forse la persona più adatta, l’emigrato russo Arkadij Burlinov, che ha proposto un’introduzione sincera e senza fronzoli".

Il libro è uscito da un paio di mesi. Che riscontro ha avuto sinora?

"Una soddisfazione immediata è data dalle vendite cospicue e ai giudizi positivi dei lettori. Ma la soddisfazione più grande è arrivata da alcune singole reazioni".

Ad esempio?

"Una signora mi ha riferito che, dopo aver letto Vladimir, non riuscirà più a guardare il vero Putin senza ripensare al finale del libro. Qualcuno ha colto l’intento dissacratorio verso entrambe le versioni di Putin che solitamente ci arrivano dai media, cioè quella del Putin emblema di fermezza della propaganda filorussa o quella semplicistica di alcuni suoi detrattori che lo dipingono come un cattivo da fumetto. Qualcun altro mi ha chiesto delucidazioni sugli aspetti etici e morali, impliciti ma evidenti in Vladimir. Insomma, è bello vedere che il romanzo solleva temi complessi e non banali".

Quali sono i suoi prossimi progetti?

"Ho un’idea di romanzo a cui sto lavorando. Mi sembra prematuro parlarne ora, dato che sono nella fase di ideazione. Mi sto documentando perché anche in questo nuovo progetto il confronto con i fatti storici sarà essenziale. Stavolta, però, sarà un libro ambientato in Italia".