Ucraina, figlio morto in guerra. Badante sviene in piazza

La comunità sarsinate si stringe attorno a Lyuba, in Italia da una decina di anni. Riceve la tragica telefonata in piazza e perde i sensi, soccorsa dai passanti

La bandiera ucraina al municipio di Sarsina

La bandiera ucraina al municipio di Sarsina

Sarsina (Forlì-Cesena), 28 febbraio 2022 - "Tuo figlio non c’è più". Tutto lo strazio della guerra in Ucraina, sabato mattina ha invaso piazza Plauto, a Sarsina. Lo ha portato una videochiamata, rimbalzata concitata da così tanta distanza, con il telefono rimasto poi a gracchiare sul selciato mentre i passanti si prendevano cura della donna, accasciatasi per terra dopo quell’indicibile notizia. Lyubov, per tutti Lyuba, è a Sarsina da una decina d’anni. Da qualche tempo non fa più la badante, è in pensione anche lei, ma i suoi figli le hanno chiesto, per favore, di non tornare subito in Ucraina: troppo pericoloso, mamma, aspettiamo tempi migliori.

Gli hotel della Romagna ospitano i profughi ucraini - La Rappresentante di Lista: "Concertone per l'Ucraina". Lepore 'candida' Bologna

Alexander e Tamara da Bologna tornano a Kiev: "È la nostra terra, dobbiamo stare là" - Ucraina, Anonymous attacca sito di controllo del gas russo - Elon Musk attiva Starlink sull'Ucraina e assicura internet Alla sua terra e a quei figli erano però ovviamente rivolte ovviamente le sue preoccupazioni anche sabato mattina, mentre attraversava la piazza diretta al bar, per fare colazione. Alla donna a un certo punto è squillato il telefono. Era una videochiamata. Le due voci, riportano i passanti, si sono accavallate e si sono fatte subito concitate, in un crescendo di urla e dolore, fermando il tempo della piazza e i respiri delle altre persone. Poi le dita di Lyuba hanno allentato la presa sul telefono e le ginocchia hanno smesso di funzionare. Si è accasciata a terra, subito soccorsa dai presenti, poi da carabinieri e vigili, in attesa dell’ambulanza. Lyuba sta bene, è stata dimessa dal Bufalini e di lei si stanno occupando i volontari della Misericordia. Il nome da dare al suo strazio è una bomba arrivata improvvisa a squarciare la routine nella fabbrica dove lavorava suo figlio più piccolo, 36 anni. Sono i russi! Sono i russi! Il ragazzo è scappato come tutti dall’edificio e a quel punto, così hanno raccontato alla madre, lui e gli altri sono stati freddati in strada. Per lui, per Lyuba e per il popolo ucraino, da sabato sul balcone del municipio della piccola città del Savio sventola la bandiera dell’Ucraina. "Azzurra come il cielo e gialla come i campi di grano, simbolo di pace e prosperità", scrive il Comune su sui canali ufficiali. "La guerra non è purtroppo lontana: poche ore fa abbiamo appreso di una nostra concittadina di origine Ucraina che, per via di questa guerra nefasta, ha subito un grave lutto. A lei tutta la comunità si stringe in questo momento di dolore". Tra le persone in piazza, sabato mattina, c’era anche anche Lucio Cangini, ex sindaco e artista, che a quello strazio, inerte come tutti noi, più tardi nel suo studio ha dato la forma di un’installazione. Palazzi possenti e fragili come quelli delle città ucraine che ci restituiscono i tg in questi giorni. ’I monoliti precari della Democrazia’ l’ha intitolata. La Storia si ripete troppo spesso.