Zangheri

Gli studenti hanno ripercorso, insieme all’Associazione Vittime Civili di Guerra, i luoghi più colpiti dai bombardamenti aerei

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Grazie all’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, al percorso sulla Liberazione del Comune di Forlì e a Fabio Blaco la nostra classe ha scoperto una nuova Forlì: quella dei Bombardamenti di 80 anni fa. Infatti, abbiamo studiato che il primo grosso bombardamento avvenne proprio 80 anni fa il 19 maggio quando alle 9.40 su Forlì si diede l’allarme aereo e dopo pochi minuti 32 bombardieri Alleati sganciarono 150 bombe. Il bilancio risultò pesantissimo con oltre 120 morti, centinaia di feriti e distruzione di edifici e stabilimenti industriali. Poi il 25 Agosto 1944 fu la volta di una nuova tragedia: poco dopo le 9 del mattino, una formazione di 4 bombardieri Alleati sganciò a più riprese ordigni in centro città. Era sempre un venerdì, giorno di mercato.

Una strage: Più di 90 i morti e centinaia di feriti. Furono colpiti corso Mazzini, il palazzo delle Poste, il sagrato di della basilica di San Mercuriale di fronte al campanile, via delle Torri col famoso glicine che resistette e che divenne il simbolo della ricostruzione.

Nel pomeriggio scoppiò una bomba inesplosa che distrusse la statua di Aurelio Saffi. Durante il percorso in centro non ci eravamo mai accorti che sui muri è presente la storia di quei giorni del passaggio del fronte. Questo ci ha colpito perché studiare sulle pagine dei libri è una cosa, ma vedere con i nostri occhi è stato molto diverso. "Ho imparato a osservare meglio la mia città, infatti durante l’uscita in centro a Forlì ho notato moltissime cose a cui non avevo mai fatto caso".

Sui muri abbiamo rintracciato gli effetti delle schegge, riconosciuto i simboli che nel 1944 con l’inizio dei bombardamenti erano diventati familiari per i forlivesi: la presenza di rifugi antiaerei con un cerchio bianco con freccia nera indicante l’ingresso, un cerchio bianco con la ’I’ nera di idrante, per spegnere incendi, la croce per indicare un luogo per medicare i feriti.

Addirittura ci hanno consentito di entrare nel giardino della Prefettura e dove si trova un bunker in cemento armato. "Mi ha stupito che il bunker potesse ospitare fino a 180 persone a cinque metri sotto terra. Mi ha incuriosito anche vedere come funzionavano i meccanismi presenti nel bunker: l’aria entrava con un meccanismo azionato da pedali, tipo bicicletta". Grazie a questa iniziativa abbiamo conosciuto Gisberto Maltoni presidente della Anvcg che con altri volontari racconta nelle scuole la sua esperienza di invalido civile di guerra. "Hanno vissuto così la loro infanzia e adolescenza: senza un arto, o un occhio, o addirittura senza i membri della loro famiglia. Anche oggi si emozionano ripensando a quei momenti, vederli ricordare con gli occhi lucidi ci ha toccato tantissimo. Sono molto felice però che queste persone abbiano trovato la forza e la tenacia per riuscire a parlare della loro vita anche a degli sconosciuti come noi". "Dopo questi incontri ho imparato che bisogna ricordare questi avvenimenti e non sono da sottovalutare e tanto meno metterci una pietra sopra. Sono stati qui con noi a raccontarci le loro storie per il dovere di ricordare. Certo, la loro testimonianza deve essere a disposizione di tutti, ricordare è un diritto".

"Sono testimonianze preziose, ti fanno capire che comunque, sei stato fortunato a non aver vissuto, nel periodo della guerra, e non aver provato quel dolore. Sono stati molto coraggiosi, secondo me, a raccontare quello che avevano passato a quel tempo, e come dicono loro fa sempre un po’ male esporre le loro storie personali, ma fa bene a noi per capire, e provare a immedesimarci in quelli che erano i ragazzi di un tempo che avevano subito la guerra. Per me è stato un insegnamento". La memoria ti fa crescere non solo come persona, ma anche come cittadino (Saffi docet).

Classe 3ªC