
Imola, 8 luglio 2022 - Ha maltrattato la compagna , costringendola a subire "atti di vessazione psicologica e fisica" per quasi un anno, per motivi legati alla propria dipendenza patologica dal gioco d’azzardo online e a una gelosia morbosa. Per questo un 27enne originario della provincia di Salerno ma residente in città è stato giudicato con rito abbreviato e condannato a due anni e due mesi di reclusione dal giudice del tribunale di Bologna. L’uomo dovrà anche pagare le spese processuali. I fatti risalgono al periodo che va da aprile 2020 a marzo 2021.
Numerosi, in questo arco di tempo, gli episodi denunciati dalla vittima. Si va dalle insistenti richieste di denaro alla minaccia di vendere l’auto della donna, passando per il disinteresse delle necessità della vita comune e per la pretesa che fosse lei a provvedere a tutti i bisogni materiali della coppia. Il 27enne impediva inoltre alla vittima di accedere liberamente al proprio account Facebook, accusandola di intrattenersi con altri uomini, e pretendeva inoltre di avere accesso al telefono della compagna per controllarne i contenuti.
Ma non è finita. Il 27enne ingaggiava violenti litigi ogni qualvolta la compagna lo invitava a superare la propria dipendenza, strattonandola per le braccia in più occasioni e impedendole di uscire di casa per sfuggire alle violenze. Una orrenda escalation che ha visto la vittima afferrata per il collo, scaraventata a terra e con la bocca tappata. E che non si è fermata nemmeno davanti alla presenza di altre persone, con la donna destinataria di sputi sul volto e, al lavoro, sulla scrivania dell’ufficio.
Secondo il giudice, tali comportamenti hanno indotto la donna a "provare un forte stato di ansia e di timore per la propria incolumità fisica e psichica". Lo stato di ludopatia dell’aggressore, invece, "non può considerarsi in ogni caso scusante dei comportamenti dallo stesso posti in essere, né può ritenersi tale da escludere l’imputabilità dell’uomo", secondo il giudice, che riporta in questo senso quanto stabilito nel 2005 dalla Corte di Cassazione. In particolare, nel caso specifico, l’atteggiamento dell’aggressore "non sembra aver inciso sulla propria capacità di intendere o di volere – si nelle motivazioni della sentenza –, ma anzi ha limitato nella persona offesa la propria capacità di autodeterminarsi".
L’uomo ha infatti vessato la vittima "anche con condotte estranee alla sfera del gioco d’azzardo o alle richieste di denaro per soddisfare le sue esigenze di gioco – scrive il giudice –, rilevandosi molesto anche nei suoi comportamenti dettati da gelosia e ancora apostrofando la persona offesa mediante epiteti poco piacevoli" e "costringendola a sottostare alle sue decisioni anche al fine di non subire le aggressioni fisiche alle quali, invece, è stata comunque sottoposta". In virtù della scelta del rito abbreviato, la pena è stata ridotta di un terzo rispetto ai tre anni e tre mesi iniziali; ma non è stata concessa la sospensione condizionale. "Una condanna che riconosce come la violenza verso le donne non è solo quella fisic a, ma anche quella psicologica – afferma l’avvocatessa Giovanna Cappello, che ha assistito la vittima –. Spesso più difficile da provare nelle aule di giustizia, ma non meno devastante per chi la subisce. Una pronuncia che spero possa aiutare le vittime a non rassegnarsi al silenzio".