Guerra Ucraina Russia: "Nessuno potrà mai dividere i nostri popoli"

Tetiana è ucraina, Zhanna russa. L’esempio di due amiche contro la guerra: "Le nostre bandiere sventolino assieme alle manifestazioni"

Tetiana Krupko, ucraina di 33 anni, e Zhanna Selifanova, 40, di origini russe

Tetiana Krupko, ucraina di 33 anni, e Zhanna Selifanova, 40, di origini russe

Imola, 28 febbraio 2022 - "È come se fossimo sorelle e nessuno ci dividerà. Ponete fine a questo assurdo spargimento di sangue". Tetiana Krupko, 33 anni, e Zhanna Selifanova, 40, sono amiche da anni e, assieme a tanti altri connazionali, ’rappresentano’ i loro popoli in Italia. Tania è ucraina mentre Zhanna viene dalla Russia. La prima è arrivata nel nostro Paese circa cinque anni fa, la seconda vi abita da quando era ventenne. Entrambe vivono a Castel Guelfo dove si sono conosciute. "Condividiamo la storia, la lingua, l’arte e la letteratura – raccontano entrambe –. Fare amicizia è stato molto facile, ci siamo subito trovate come si ’trovano’ tanti russi e ucraini che si incontrano in ogni parte del mondo. Vedere popoli fratelli che si combattono è una sofferenza inimmaginabile. Russi e ucraini amano la pace e si rispettano".

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Già, ma l’Europa si trova a vivere un conflitto che ci riporta indietro di 80 anni e che rievoca fantasmi del passato. Fantasmi su cui aleggia uno spettro ancora più grande: quello del nucleare. "Se non avessi mio figlio tornerei subito a ’casa’ per aiutare il mio popolo. Sono in contatto con tanti amici che vivono in Ucraina – racconta Tetiana –. Si nascondono nelle cantine assieme ai loro bimbi. Le donne sono pronte ad andare negli ospedali ad aiutare, gli uomini hanno imbracciato le armi per difendere la loro terra con la consapevolezza che forse non rivedranno più i loro bambini. Una cosa sia chiara: il popolo ucraino non considera l’esercito russo come liberatore. L’Ucraina è una democrazia e, se non le va bene un presidente, è capace di cacciarlo con le proprie forze, come è avvenuto nel 2014 con Viktor Janukovyč".

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I russi, però, dicono di essere intervenuti per tutelare le popolazioni che abitano nella parte orientale del Paese che vogliono l’indipendenza da Kiev. "Putin accusa il governo ucraino di essere una marionetta in mano all’Occidente – spiega la Krupko –, ma si guarda bene dal raccontare all’opinione pubblica la sua ingerenza a Est. Qui c’è uno Stato che minaccia l’integrità territoriale di un ’vicino’ senza averne alcun titolo. Poi è ovvio che l’Ucraina dovrebbe trovare la formula giusta per tutelare anche chi abita in quei territori che per vari motivi sono più affini alla Russia, come ha saputo fare l’Italia con l’Alto Adige che, però, è rimasto appunto italiano. Ma, sia chiaro, in Ucraina nessuno discrimina i russi. Io vengo dall’Ovest e in molte scuole il russo è ancora la seconda lingua che viene studiata. In televisione vediamo i canali russi, in molti lavorano o hanno familiari in Russia. Ma ogni popolo ha diritto di fare le sue scelte e se noi vogliamo entrare in Europa nessuno ha il diritto di impedircelo. Chiediamo aiuto al popolo russo, faccia sentire con forza le sue parole di pace a chi lo guida".  

Zhanna, invece, pensa a cosa direbbe al presidente Vladimir Putin se se lo trovasse davanti. "Gli direi che questo spargimento di sangue rischia di macchiare per sempre il nome del popolo russo – sottolinea Selifanova – e sostenere che l’Occidente ha fatto lo stesso in altri casi non è una giustificazione. Putin ha fatto dell’orgoglio russo la sua missione, ma quello che sta succedendo in Ucraina trasforma l’orgoglio in vergogna. Io invece voglio tornare ad essere orgogliosa delle miei origini. Il popolo russo è un popolo forte, che ama la libertà e la giustizia. Andiamo a dirlo alle manifestazioni di pace, portiamo le nostre bandiere russe e facciamole sventolare accanto a quelle dei fratelli ucraini". Già, ma Putin è per ora saldamente al potere e i livelli di dissenso sembrano ancora lontani dal metterne in discussione il governo. Anche perché, inutile negarlo, una bella fetta di popolo è ancora dalla sua parte. "La Russia è grande – spiega Selifanova – e, soprattutto nelle campagne, dove anche i social arrivano più a fatica, il fascino dell’uomo forte che lavora per rendere grande il suo popolo, è ancora indiscutibile o quasi. L’Occidente ora pensa che le pesanti sanzioni potrebbero sgretolare questa immagine. Sarà così? Francamente non lo so perché c’è anche il rischio di rinsaldare ulteriormente il popolo al suo leader che sicuramente accuserà i nemici di essere gli unici responsabili della crisi che verrà".