
Nel calendario Madrid è però indicato con un asterisco e l’Autodromo è la prima riserva. La ’staffetta’ con altri circuiti europei comporterebbe una spesa tra i 35 e i 40 milioni.
Risveglio amaro, per quanto il dispiacere fosse preventivato ormai da giorni, quello di ieri per gli imolesi. Il Gran premio di Formula 1, tornato in città nel 2020 in piena pandemia con un contratto di un solo anno, rinnovato poi per un’ulteriore edizione e infine prolungato fino al 2025 durante il Governo Draghi, resterà lontano dalle rive del Santerno nel 2026.
Il calendario da 24 date, reso noto dai vertici del Circus attorno alle 7, rispecchia in pieno le indiscrezioni degli ultimi giorni. Imola è fuori. La finestra di maggio inoltrato, che da qualche anno era stata riservata al Gp del made in Italy e dell’Emilia-Romagna, è occupata dal Canada. E il Gp di Monaco viene posticipato a inizio giugno.
L’unica tappa tricolore, per il 2026, è quella di Monza. Prima del commissariamento di Aci, il circuito brianzolo ha fatto in tempo a strappare un rinnovo contrattuale con il Circus fino al 2031. Un’intesa, sulla base di circa 30 milioni all’anno, che come un macigno affonda oggi i sogni di gloria imolesi.
Le uniche speranze di tornare in pista già nel 2026, per l’Enzo e Dino Ferrari, sono legate alle disgrazie altrui. E in particolare a quelle di Madrid. Nel calendario ufficiale della F1, il nuovo circuito spagnolo è indicato con un asterisco. Serve infatti l’omologazione del tracciato da parte della Fia. Se non arriverà, l’autodromo del Santerno è pronto a rispondere ‘presente’. Un po’ come aveva fatto nel 2020, grazie a una intuizione dell’allora presidente di Formula Imola, Uberto Selvatico Estense, quando il Circus era a caccia di impianti europei sui quali correre a porte chiuse per salvare la regolarità del campionato.
Se invece gli spagnoli dimostreranno di avere tutte le carte in regola per entrare nell’olimpo a stelle e strisce, per Imola si apriranno le porte (piuttosto strette) della rotazione con altri circuiti storici del Vecchio Continente messi in crisi dalla spinta dei Paesi emergenti. In particolare, si parla di un avvicendamento, auspicato per primo nei mesi scorsi dall’imolese Stefano Domenicali, capo della F1, con il tracciato catalano di Barcellona (confermato solo fino al 2026) e di quello belga di Spa (in calendario fino al 2031 ma con esclusione delle edizioni 2028 e 2030).
La strada della rotazione consentirebbe al sistema oggi totalmente pubblico impegnato nel sostenere l’organizzazione della gara (una cordata pronta ad aprirsi anche a investitori privati nell’immediato futuro) di abbassare (e non di poco) le pretese della Formula 1.
Rispetto ai 55-60 milioni all’anno richiesti per essere una presenza fissa nel calendario iridato, vedere le monoposto sfrecciare in riva al Santerno ogni due o tre anni potrebbe infatti costare 35-40 milioni a gara contro gli attuali 25 garantiti da Governo, Aci, Regione e Con.Ami.
Tra gli effetti più immediati dell’assenza dell’Enzo e Dino Ferrari nel Circus edizione 2026 ci sarà un inevitabile calo del fatturato di Formula Imola, che nelle ultime edizioni dei Gp ha fornito vari servizi all’organizzatore Aci. Forte del Gp, e della vetrina che la principale manifestazione motoristica mondiale garantisce, la società (100% pubblica) di gestione dell’attività del circuito è cresciuta molto dopo la pandemia. E nel prossimo futuro, l’obiettivo del nuovo amministratore unico, Massimo Monti, sarà quello di mantenere i conti in ordine evitando quei segni meno che troppo spesso avevano caratterizzato la gestione economica pre-Covid. Il tutto mentre il socio unico Con.Ami, che dal mancato pagamento della tassa per la gara risparmierà invece due milioni all’anno, ha già annunciato la volontà di investire ancora sull’ammodernamento dell’Autodromo (affidatogli dal Comune ormai diversi anni fa) anche in virtù di una nuova intesa con il Governo e dei vecchi accordi con la Regione.