È tra i sassi che costituiscono il fondo del rio Rovigo e del fiume Santerno che si nasconde forse la maggiore minaccia ecologica legata alla discarica ‘fantasma’. "Le microplastiche sono l’elemento che mi spaventa di più – osserva il biologo Massimiliano Costa, direttore del Parco regionale del Delta del Po e per quindici anni al timone del Parco regionale della Vena del Gesso, Patrimonio Unesco dal 2023 e attraversato proprio dal Santerno – ma non sono il solo".
Direttore, ci spieghi meglio. "Elementi come i frammenti di vetro o di ceramica, una volta levigati dalle acque, di per sé non sarebbero rischiosi; non dimentichiamo però che negli anni ‘60 venivano verniciati con soluzioni a base di cadmio o cromo. Ma i miei maggiori timori sono legati alle microplastiche nel Rovigo, al rischio che costituiscono per i gamberi o i rari granchi di fiume".
Più a valle il Santerno incontra la Vena del Gesso, cosa si rischia? "Le plastiche galleggianti potrebbero essere ingerite dai pesci che si nutrono in superficie, come il cavedano, ma anche qui sono le microplastiche il problema maggiore, in particolare per quei pesci che si cibano sul fondale, come barbo canino, barbo italico, gobione, o il cobite, simile a una piccola anguilla".
Il Santerno attraversa poi la Romagna per tuffarsi nel Reno, che poi raggiunge il mare. "Un microframmento di plastica basta per condannare una giovane tartaruga, mentre la somma di microframmenti finisce col contaminare l’organismo anche di un esemplare adulto. Le stesse valli di Comacchio sono alimentate per parte dell’anno proprio dalle acque del Reno. Delle microplastiche disciolte nel fango potrebbero essere digerite da quelle specie che si nutrono sul fondale, come fenicotteri, spatole, anatre: gli animali emblema del Delta".
f. d.