Imola, ragazzo investito e ucciso. La compagna: "La mia bimba non ha più il padre"

Lo strazio della donna. Iorio risponde alle domande del Gip

I poliziotti sul luogo del delitto e nella fotina la vittima dopo essere stato picchiato

I poliziotti sul luogo del delitto e nella fotina la vittima dopo essere stato picchiato

Imola, 8 gennaio 2020 - Lui, il suo desiderio l’aveva affidato a una stella cadente l’ultima notte dell’anno: "Che noi tre possiamo tornare a vivere tutti sotto lo stesso tetto". Mohamed Amine El Fatine, il 24enne investito e ucciso l’altra sera in via Mameli, l’aveva detto la notte di Capodanno a Natasha, la madre della sua piccola bimba. E lei, ieri, ha affidato il suo dolore per la scomparsa del compagno alle pagine dei social network, condividendo messaggi d’amore e questa piccola speranza di una vita migliore.

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‘Momo’, come il ragazzo era conosciuto da tutti nel quartiere Marconi dove aveva abitato per diversi anni, e Natasha non vivevano più insieme da tempo. Ma dai ‘post’ della giovane sui social network traspare che fra i due il legame era ancora forte: "Ti ho accompagnato a casa, e scendendo dalla macchina mi hai rubato un bacio – scrive –. Mi sono arrabbiata e tu hai riso, poi hai baciato la nostra bambina e sei andato via. Ora pagherei per poter tornare indietro, trattarti in modo diverso, farti sapere che in fondo ti voglio ancora bene e darti un semplice abbraccio. Mi manchi così tanto". Secondo le indagini della polizia, El Fatine, di origine marocchina ma residente in città, nella notte di Capodanno avrebbe rapinato del cellulare il figlio minorenne dell’uomo di 43 anni, Vincenzo Iorio, che l’ha investito e ucciso. Dopo la rapina il padre del ragazzino aveva affrontato El Fatine nel corso di una rissa avvenuta venerdì scorso in via Appia. Una scazzottata interrotta dalla polizia, che aveva poi denunciato Iorio. Natasha ieri ha postato una foto che si riferisce proprio alla rissa. Lo scatto ritrae ‘Momo’, con una grossa ferita sul capo non ancora medicata, conseguenza evidente della colluttazione.

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«Il signor Iorio Vincenzo – scrive Natasha –, alla rissa del 3 gennaio gli aveva fatto questo (scrive la ragazza, riferendosi alla fotografia). Non basta, lui doveva per forza schiacciarlo con la sua Jeep, e ora dice che non voleva farlo, ma lo stava solo cercando per parlargli... Mia figlia non ha più suo padre e ha solo 20 mesi. Rispettate un’anima che riposa in pace". Secondo quanto riferito dal legale del 43enne, dopo il presunto furto della notte di Capodanno, il marocchino avrebbe incontrato di nuovo il figlio del meccanico di origine napoletana a cui aveva sottratto il cellulare, minacciandolo di morte, e dicendo che l’avrebbe fatta pagare anche al padre responsabile di averlo aggredito due giorni prima.

E così Iorio , preoccupato che potesse accadere qualcosa di grave al figlio, si sarebbe messo ancora una volta sulle tracce dello straniero. Natasha si esprime anche a questo proposito: "Il padre di mia figlia non si permetterebbe mai di minacciare di morte altri ragazzini. Era un po’ un disgraziato, questo è vero, ma aveva un cuore enorme. Il signor Vincenzo Iorio erano giorni che girava per Imola in cerca del mio compagno: la gente ha riportato alla Polizia di aver visto la macchina diverse volte passare per le vie del centro, finché non l’ha volontariamente preso sotto. Nel frattempo, mia figlia non avrà mai più l’amore di suo padre. Addio Mohamed, eri tornato qui a Imola per stare sempre accanto alla nostra bambina, ma invece ti hanno ammazzato".

Iorio risponde alle domande del Gip

Vincenzo Iorio, 43enne accusato di aver investito volontariamente e ucciso a Imola Mohamed Amine El Fatine, marocchino di 24 anni, ha risposto alle domande del Gip di Bologna Alberto Ziroldi, nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto.