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Cronaca

Riparte la battaglia . Il comitato fa ricorso al presidente Mattarella: "Stop alla discarica"

Sotto la lente l’atto che ha portato alla sopraelevazione del terzo lotto. L’impianto è tornato in attività lo scorso mese di luglio per accogliere. il carico di mobilio e attrezzature rovinati dalle esondazioni di maggio.

Riparte la battaglia . Il comitato fa ricorso  al presidente Mattarella: "Stop alla discarica"

Riparte la battaglia . Il comitato fa ricorso al presidente Mattarella: "Stop alla discarica"

di Enrico Agnessi

Riparte la battaglia giudiziaria del comitato ‘Vediamoci chiaro’ contro la discarica Tre Monti. Il gruppo di ambientalisti che tra gennaio 2018 e aprile 2019 aveva ottenuto lo stop alla sopraelevazione dell’impianto di via Pediano grazie a due pronunciamenti favorevoli di Tar e Consiglio di Stato, annuncia ora di aver depositato e notificato al Presidente della Repubblica un nuovo ricorso contro Regione e Arpae.

Il documento impugna, con l’obiettivo di chiederne l’annullamento previa sospensiva, la delibera attraverso la quale a giugno la Giunta del presidente Stefano Bonaccini ha deciso di adottare il provvedimento di Via - Valutazione di impatto ambientale relativo alla conclusione della conferenza di servizi. L’atto che, in pratica, ha portato alla sopraelevazione del terzo lotto della discarica (stoppata come detto in prima istanza dai giudici amministrativi) così come da progetto presentato da Con.Ami (proprietario dell’area di via Pediano) ed Herambiente (gestore).

Il ricorso è stato notificato, oltre che ai due soggetti di cui sopra, anche ai Comuni di Imola e Riolo Terme, nonché alla Città Metropolitana di Bologna e alla Provincia di Ravenna. Il comitato ‘Vediamoci chiaro’ incontrerà oggi i giornalisti per illustrare nel dettaglio la situazione e i possibili scenari futuri.

La discarica Tre Monti è tornata in attività lo scorso mese di luglio per accogliere "in via prioritaria" (così ha stabilito la Regione) il carico di mobilio e attrezzature rovinate in maniera irreversibile dagli allagamenti di migliaia di case e aziende lo scorso maggio. Proprio sulla provenienza dei rifiuti si è però concentrato, nelle scorse settimane, il dibattito politico. A seguito di un’interrogazione del consigliere comunale Nicolas Vacchi (Fratelli d’Italia), è emerso infatti che meno del 60% dei rifiuti arrivati nei primi due mesi della riapertura riguarda i cosiddetti ‘ingombranti’ lasciati in eredità dall’alluvione.

D’altra parte, per stessa ammissione di Irene Priolo, assessora regionale all’Ambiente, l’iter relativo alla sopraelevazione (e dunque la riapertura dell’impianto) "sarebbe andato avanti comunque", al di là cioè dell’emergenza innescata da quanto accaduto a maggio. Ed è partita la polemica.

Da parte sua, il Municipio ha assicurato di stare facendo già il massimo sul tema. "È impossibile limitare l’ingresso in discarica ai soli rifiuti alluvionali – aveva affermato nelle scorse settimane l’assessora comunale all’Ambiente, Elisa Spada –. Non è un’autorità del Comune, ma della Regione. Abbiamo però chiesto e ottenuto che ne arrivassero solo dall’Emilia-Romagna. Ci siamo impegnati a chiudere la discarica entro il 31 dicembre 2024, a dare una risposta efficace ai rifiuti alluvionali e tutelare i cittadini attraverso monitoraggi fatti spesso di nostra iniziativa. Sono ripresi i monitoraggi olfattivi e quelli sulla qualità dell’aria. In più, il Comune ha chiesto espressamente quello delle acque sotterranee per verificare che no ci fossero contaminazioni da percolato. I dati sono disponibili sul sito di Arpae, e dunque è possibile per chiunque riscontrarli".