FRANCESCA PRADELLI
Cronaca

Un rifugio per i fragili. Più persone ai margini. Casa Sofia aumenta le ore di apertura

Servizio ampliato grazie alla collaborazione di una famiglia. Il sindaco Panieri: "Covid e alluvione hanno amplificato il disagio". Timoncini (vicepresidente Caritas): "Un percorso di dignità e crescita".

Casa Sofia. in prima linea per aiutare i cittadini in maggiore difficoltà Gioiellieri, presidentessa di Asp: «Casi ancora in aumento»

Casa Sofia. in prima linea per aiutare i cittadini in maggiore difficoltà Gioiellieri, presidentessa di Asp: «Casi ancora in aumento»

Quattro ore in più di apertura al giorno per permettere al meglio il contrasto di marginalità sociale, ma non solo. Tante iniziative di collaborazione per contrastare la marginalità sociale, un fenomeno sempre più in aumento a Imola. Il Rifugio "Casa Sofia" prosegue e specializza sempre di più la sua attività di recupero per aiutare il reinserimento di chi, a causa di esperienze di vita avverse, scivoli verso la povertà. Si intendono persone senza dimora, povere, anziane, giovani senza famiglia o migranti e richiedenti asilo. Il tutto, in attesa che la nascita della Stazione di Posta in via Poiano 11, dia ancora più strumenti e risorse per sostenere chi è in difficoltà.

L’ampliamento a sedici ore al giorno di apertura, dalle 16 alle 8 del mattino dopo, è stato consentito non solo grazie al rafforzamento dell’equipe, ma anche dalla custodia affidata a una famiglia tutor. "Questa famiglia era in primis in stato di marginalità e, dopo un primo rigetto iniziale, ha accettato il nostro aiuto e si è lasciata condurre per mano per reinserirsi nella nostra società. E ora è coinvolta in primis nel servizio di ’Casa Sofia’. Una testimonianza che consente di capire che, chi ha ricevuto dai servizi un aiuto, è poi in grado di donare agli altri", sottolinea Daniela Spadoni, l’assessora al Welfare.

Da dicembre 2024 le attività del rifugio Casa Sofia si svolgono in virtù di una coprogettazione tra Asp e il Raggruppamento temporaneo d’impresa costituito da Associazione Santa Maria della Carità, Solco Imola scs e Croce Rossa italiana. Una combinazione che sta risultando vincente per l’efficacia del lavoro nel rifugio.

La coprogettazione sarà operativa fino a marzo 2026, in vista della fine dei lavori per la Stazione di Posta. La struttura, finanziata con fondi del Pnrr, punta a divenire un luogo aperto 24 ore al giorno per l’accoglienza degli adulti con grave marginalità, ma anche per ospitare laboratori professionalizzanti, ambulatori sociosanitari e accompagnamento sociale per l’intera giornata. Inoltre, la Stazione di Posta permetterà di dare una residenza fisica alle persone senza fissa dimora, grazie alla presenza di caselle postali vere e proprie nel rifugio per ricevere le comunicazioni importanti destinate alle persone senza dimora.

"Purtroppo i fenomeni di marginalità sono sempre più in aumento – spiega Veronica Gioiellieri, presidentessa di Asp –. Se nel 2022 sono stati identificati 44 casi, nel 2023 il numero è salito a oltre 60. Per noi, è importante definire cosa significa ’grave marginalità’ e soprattutto, intervenire in modo efficace può aiutare queste persone a iniziare una nuova vita. Oltre al rifugio, l’Asp offre altri percorsi di alloggio per supportare le persone che vi accedono".

Un progetto accolto al meglio dal sindaco Marco Panieri. "Il Covid, le alluvioni e l’alto costo delle energie hanno contribuito ad aumentare il problema della marginalità – spiega il primo cittadino –. Si sono evidenziate anche problematiche come la ludopatia e l’alcolismo, anche se in misura minore rispetto alle grandi città. Certo è che la questione abitativa ha assunto un ruolo sempre più fondamentale. In questo senso, è importante muoversi sempre più celermente".

"Siamo in prima linea per il contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione dei senza fissa dimora. Dobbiamo farci prossimi alle persone, metterci al loro fianco per accoglierle e accompagnarle in un percorso di dignità e crescita personale. Lo facciamo insieme alle realtà del territorio, sia pubbliche che private per contribuire a far crescere ancor più il tessuto solidale della nostra città”, conclude Bruno Timoncini, vicedirettore della Caritas diocesana.