REDAZIONE MACERATA

Addio a Broccia, storico prof di latino a Unimc

Il ricordo degli insegnanti del liceo Leopardi: "Lo abbiamo adorato, gli siamo infinitamente grati"

È morto a Cagliari, dove era nato 93 anni anni fa, il professor Giuseppe Broccia, per oltre 30 anni docente di latino alla facoltà di lettere classiche di Macerata. La notizia della sua scomparsa ha raggiunto in provincia i numerosi ex studenti del professore, suscitando grande cordoglio. "Per molti anni studiare Lettere a Macerata ha significato avere a che fare con il professor Giuseppe Broccia – lo ricordano così gli insegnanti del liceo classico Leopardi di Macerata –. Per alcuni di noi il latino e il greco, gli autori della classicità, non erano, e non sono, un passatempo elegante; non li abbiamo studiati perché formassero la nostra mente in vista di qualcos’altro di più utile, ma perché lo studio della classicità era la luce che illuminava le ore, le mattine, le sere, le notti, quando una singola parola, una frase, si aprono alla comprensione e cambiano tutto quello che c’è intorno. Questo è il motivo per cui abbiamo adorato il professor Broccia: perché mostrava la dignità di un modo di essere difficile da vivere, continuamente in dubbio, continuamente carente rispetto a un tutto che sfugge, che si amplia man mano che si procede. Ascoltavamo le sue lezioni, ridevamo alle sue battute, gli perdonavamo anche tante cose, come le lezioni del sabato mattina, perché ci mostrava che questo nostro modo di essere non è una fuga, non è il sogno di un’Arcadia, non è paura di vivere, ma il nostro modo di provare a capire il mondo. Di questo gli siamo infinitamente grati, ed è difficilissimo trovare le parole per dirgli grazie, ora che non c’è più, perché dovremmo ringraziarlo non solo del moltissimo che ci ha insegnato, del suo rigore, delle sue idiosincrasie funeste, del suo sguardo divertito, ma soprattutto di quella possibilità di conoscere, cioè di essere noi stessi, senza alcuna semplice istruzione per l’uso, cercando il senso di quello che siamo e che facciamo soltanto mettendoci a tu per tu con la nostra coscienza, che è fatta di mancanza, di desiderium, e di passione. La buona carta, lasciata alla fine del gioco, che lui ci ha insegnato a giocare".