Macerata, i furbetti dei bonus edilizi in silenzio davanti al giudice. Chieste misure più leggere

Richiesta degli accusati che si trovano ai domiciliari. Negli interrogatori risposte solo di Ruiti Spurio: "Ho curato gli aspetti formali e basta"

Vando Scheggia, uno dei difensori delle persone in carcere

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Macerata, 11 febbraio 2023 – Giornata di interrogatori ieri per Marsel Mati, sua moglie, sua madre e sua sorella, e per l’architetto Pier Luigi Lunghi, il consulente del lavoro Giuseppe Ruiti Spurio e il consulente fiscale Carlo Pisciotta, arrestati nella maxi inchiesta sulle truffe con il 110 per cento.

Tranne Ruiti Spurio, gli altri non hanno detto nulla sulle accuse mosse contro di loro. Ma i carabinieri e i finanzieri, con una indagine congiunta fatta di verifiche documentali, appostamenti e intercettazioni, ritengono che il gruppo abbia dato vita a una associazione per delinquere, gonfiando le fatture sui lavori e intascando due milioni e mezzo di euro, e altri due milioni ne avrebbero dovuti incassare.

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Marsel Mati, arrivato da Montacuto e difeso dagli avvocati Vando Scheggia e Riccardo Leonardi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le sue familiari Shpresa, Marsida e Alba, che sono ai domiciliari, pur non rispondendo alle domande del giudice Giovanni Manzoni e del pm Vincenzo Carusi, hanno fatto presenti le loro difficoltà: oltre a Marsel, solo la madre Shpresa ha la patente e in casa ci sono tre bambini piccoli, di fatto anche loro ai domiciliari. Per le tre donne i difensori Scheggia e Giancarlo Giulianelli hanno presentato un’istanza, sollecitando una misura cautelare meno afflittiva, o almeno di consentire alla mamma di portare a scuola i figli e alla nonna di uscire per la spesa. Hanno anche confermato che le attività erano gestite da Marsel Mati, per ridimensionare il coinvolgimento quanto meno della moglie e della sorella. In ogni caso, i difensori assicurano che tutti i lavori fatturati sono stati effettivamente realizzati.

Di fronte al gip Manzoni è poi comparso Pisciotta, difeso dall’avvocato Sergio Ariozzi. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, e per lui nei prossimi giorni sarà depositata una istanza di revoca o attenuazione della misura degli arresti domiciliari; inoltre Pisciotta chiederà di riavere la documentazione di altri clienti, anche per gli obblighi fiscali in scadenza.

Lunghi, che invece è in carcere a Lanciano e si è collegato in videoconferenza, con l’avvocato Massimo Di Bonaventura non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma lo farà per precisare il suo ruolo nei cantieri delle imprese edili Marma e Centro Italia. Peraltro, l’avvocato Di Bonaventura ha fatto presente che c’era stato in passato un contrasto tra gli indagati e una consulente della procura, "che per motivi di opportunità avrebbe dovuto astenersi e rifiutare questo incarico".

Ha invece dato la sua versione Ruiti Spurio, affiancato dagli avvocati Gianluca Aliscioni e Giulia Vitali. Il consulente del lavoro in tribunale ha chiarito di essersi occupato solo di aspetti formali delle varie pratiche, con una posizione del tutto marginale rispetto alle attività delle ditte di costruzioni. Ha dunque voluto ridimensionare le sue responsabilità nella vicenda. Anche per lui è stata chiesta una misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.

Su tutte le istanze, il giudice Manzoni deciderà nei prossimi cinque giorni. Per ora Marsel Mati e Lung hi restano in carcere, e gli altri ai domiciliari.