PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Macerata, bruciata viva in auto: “Falso il biglietto d’addio”

I genitori di Claudia Bartolozzi, morta nel 2009, chiedono nuove indagini. Depositate due perizie grafologiche. Spunta il nome di un sospettato

La carcassa dell’auto all’interno della quale fu trovato il cadavere di Claudia

La carcassa dell’auto all’interno della quale fu trovato il cadavere di Claudia

Macerata, 9 febbraio 2025 – Con il nome di un uomo e due consulenze grafologiche, i genitori di Claudia Bartolozzi vogliono far riaprire le indagini sulla giovane donna, morta all’alba del 29 ottobre 2009 nella sua auto avvolta dalle fiamme, lungo una strada di campagna alla periferia di Macerata. Il fatto fu subito ritenuto un suicidio, ma Basilio e Giuseppina Bartolozzi non hanno mai creduto a questa conclusione e ora hanno depositato nuovi documenti alla procura di Macerata chiedendo di fare chiarezza su una storia che, per loro, è piena di dolore e di troppi punti interrogativi

Infermiera di 33 anni, madre di due bambine, la donna all’epoca si era da poco separata, aveva comprato una casa e un’auto e aveva avviato una nuova relazione sentimentale. Nulla lasciava presagire che potesse avere deciso di togliersi la vita, al contrario sembrava decisa e pronta ad affrontare un nuovo capitolo con fiducia. Quando il suo corpo carbonizzato fu trovato nell’auto data alle fiamme, la polizia fece subito una perquisizione nell’appartamento dell’infermiera, trovando un biglietto: “Chiedo scusa a tutti. Vi voglio bene. Perdonatemi”. Quel biglietto fece sì che l’episodio fosse archiviato come suicidio e le indagini si fermarono.

“Ma tanti elementi portano verso altre possibili ricostruzioni” spiega l’avvocato Alessandro Caruso Frezza, legale dei genitori di Claudia, che ha depositato all’attenzione del procuratore di Macerata Giovanni Narbone una nuova richiesta di riapertura delle indagini. L’avvocato ha depositato due consulenze redatte dal grafologo Francesco Rende, e ha indicato il nome di un uomo che, la mattina del 29 ottobre, quando Claudia era ancora nella sua auto avvolta dalle fiamme, prima che si diffondesse la notizia dell’accaduto, fu visto in stato di forte agitazione sotto casa della donna. Inoltre è stato indicato il nome di un’altra persona, che per due volte avrebbe fatto dichiarazioni false in merito a un episodio che aveva visto coinvolta la 33enne, episodio avvenuto due giorni prima della sua morte. Quanto al biglietto, poi, secondo il grafologo conterrebbe “indici di falso intrinseco” e “numerosi e qualificanti segni di artificio”: sarebbe “un banale caso di imitazione”, cioè un documento falso, scritto proprio per depistare le indagini.

Alla luce di questi e altri indizi, la famiglia chiede ancora di indagare sulla morte di Claudia, di accertare chi avesse visto quella sera, con chi avesse avuto le lunghe telefonate fino a poche ore prima della morte, dove fossero le persone che all’epoca frequentava, e perché qualcuno si fosse presentato sotto casa sua all’alba del 29 ottobre, chiedendo di poter entrare. Già una volta, nel 2019, la procura di Macerata ha aperto e poi richiuso le indagini, ritenendo autentico il biglietto di scuse e dunque concludendo per il suicidio della donna. Ma con questi ulteriori elementi raccolti negli ultimi mesi i genitori sperano che possano esserci altre indagini sulla morte della giovane mamma, piena di vita e di progetti, e legatissima alle sue due bambine.