Caporalato nei campi, un arresto e multe per 200mila euro

Macerata, ai domiciliari un imprenditore italiano di origini pakistane, obbligo di firma per la presunta socia. Denunciate altre due persone. Scatta il sequestro di aziende, veicoli e settantamila euro in contanti

Sarebbero nove gli immigrati sfruttati nei campi della provincia dal sistema di caporalato scoperto dai carabinieri

Sarebbero nove gli immigrati sfruttati nei campi della provincia dal sistema di caporalato scoperto dai carabinieri

Macerata, 27 marzo 2024 – Costretti a lavorare nei campi dall’alba anche per 12 ore di fila, pagati con quattro soldi se andava bene, senza alcuna tutela. È quanto avrebbero subito nove immigrati, vittime di quattro soggetti che li avrebbero sfruttati. Per questa accusa Imra Khan, italiano di origini pakistane già finito ai domiciliari lo scorso settembre sempre per caporalato, ha avuto una ulteriore misura degli arresti domiciliari; alla sua presunta socia, la marocchina Naiva Baiad, è stato imposto l’obbligo di firma; denunciate altre due persone, italiani di origine uno pakistana e l’altro algerina.

A scoprire il caso di caporalato sono stati i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro, che alle società coinvolte hanno fatto anche ammende e multe per circa 200mila euro. Le indagini dei militari, diretti dal maresciallo Martino Di Biase, sono iniziate a settembre, dopo alcune segnalazioni e denunce presentate agli uffici del Nil Carabinieri. Secondo l’accusa Khan, titolare di una società già finita nel mirino, si sarebbe avvalso di un’altra società, risultata in parte riconducibile a sé, ma formalmente intestata a una donna, la marocchina Baiad, a cui ora è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per sfruttamento del lavoro e riciclaggio. I lavoratori, tutti extracomunitari, erano reclutati anche nei centri di accoglienza, e utilizzati nelle campagne della provincia di Macerata e delle province limitrofe.

Nella maggior parte dei casi, i lavoratori impiegati non erano pagati, o ricevevano solo somme irrisorie, senza alcun rispetto delle norme sulla sicurezza e senza sorveglianza sanitaria. Erano impegnati nei campi con turni anche di 12 ore al giorno, senza maggiorazioni per straordinari e festivi. Gli stessi inoltre erano sottoposti a forme di sorveglianza e condizioni di lavoro degradanti: ogni giorno veniva contata e controllata la quantità di prodotti agricoli raccolti dalle varie squadre.

Secondo quanto emerso con le indagini ogni giorno il caporale, potendo contare su una continua e sistematica richiesta di manodopera da parte di alcune aziende agricole fidelizzate, avrebbe reclutato gli stranieri – per lo più bangladesi e pakistani – in punti prestabiliti di raccolta, nel Maceratese, per portarli nei campi con i furgoni. Alla luce degli indizi emersi, su richiesta della procura, il giudice per le indagini preliminari ha emesso le misure cautelari nei confronti dei due soggetti. Inoltre, il tribunale ha disposto anche il sequestro preventivo di due aziende, cinque veicoli aziendali e 70mila euro, e la nomina di un amministratore giudiziario: questo perché è stata ipotizzata anche l’accusa di riciclaggio, dato che le somme spettanti alla ditta di Khan, già sotto sequestro, sarebbero state reimpiegate in un’altra società, di fatto gestita sempre da lui. In tutto, il valore dei sequestri ammonta a 150mila euro. Altri due soggetti, italiani di origine pakistana e algerina, sono stati denunciati per concorso in caporalato e riciclaggio. Le misure cautelari sono state eseguite venerdì dai carabinieri del Nil, coadiuvati dai militari delle Stazioni carabinieri di Montecosaro e Caldarola. Per Imra Khan e Naiva Baiad, difesi dall’avvocato Pietro Antonio Siciliano, domani si terrà l’interrogatorio di garanzia.