Covid Macerata, fino a 120 interventi del 118 al giorno

Il direttore Zamponi: "Sintomi e difficoltà respiratorie, nella metà dei casi i pazienti vanno ospedalizzati"

Covid, il 118 ha una media di 120 interventi al giorno

Covid, il 118 ha una media di 120 interventi al giorno

Macerata, 10 novembre 2020 - "La situazione al momento è fluida, cambia di giorno in giorno. Quello che si può dire è che le chiamate al 118 sono in media da 130 a 150 al giorno, e che quasi tutte sono legate al Covid". A parlare è il dottor Ermanno Zamponi, direttore provinciale del 118, che traccia un quadro degli interventi di fronte all’avanzare dei contagi. Per medici e infermieri dell’emergenza è ripresa l’attività senza soste, fatta di visite in casa, ricoveri, trasferimenti, bardati dalla testa ai piedi e sanificando l’ambulanza dopo ogni uso. "Le cose si modificano ogni giorno – spiega Zamponi –, ma di sicuro non è il massimo quello che stiamo affrontando. In media, al 118 arrivano dalla provincia tra le 130 e le 150 chiamate ogni giorno".

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Sono tante rispetto al solito? "Il numero è di poco superiore a quello che siamo abituati a gestire in condizioni ordinarie. La differenza è che ora quasi tutte sono legate al Covid, sotto questo punto di vista siamo tornati alla stessa situazione di marzo".

Non ci sono più le richieste di aiuto per gli infarti? "Non posso dire che non ci siano più, ma sono sparite le segnalazioni nelle fasi precoci: la mia impressione è che adesso, nel dubbio, non ci senta più sicuri ad andare negli ospedali. Quasi tutte le chiamate riguardano infatti i sintomi da Coronavirus e poi l’insufficienza respiratoria".

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E come sono trattate queste chiamate? "Dobbiamo fare in media 100 o 120 interventi al giorno, e nella metà dei casi il paziente deve essere ospedalizzato. A fronte di un aumento contenuto del numero di richieste di aiuto, la tipologia di interventi è diventata più complessa: ci dobbiamo proteggere, poi dobbiamo andare a controllare le condizioni del paziente, infine sanificare l’ambulanza. Ogni intervento richiede un tempo più che raddoppiato rispetto alle condizioni ordinarie. Poi abbiamo i trasporti secondari, per trasferire i pazienti nei reparti più idonei in base alle condizioni, e anche questo porta poi al turbinio di viaggi".

Ci saranno anche delle richieste di informazioni sulle quarantene e sui tamponi. "Solo in minima parte. Qualcuno telefona al 118 per sapere cosa deve fare, ma sono pochi. La maggior parte sono malati che hanno bisogno di un controllo, e in base ai parametri che troviamo decidiamo come procedere: come dicevo, nella metà dei casi scatta l’ospedalizzazione".

Avete avuto rinforzi? "No, siamo sempre gli stessi. E se qualcuno si contagia, ovviamente poi deve restare a casa".

Avete dei contagiati in questo momento? "Due medici e due infermieri".

Cosa è cambiato rispetto alla prima ondata? "Oggi sappiamo di un gran numero di positivi asintomatici, che prima non erano scoperti, perché si facevano meno tamponi. Riusciamo a selezionare meglio, i numeri sono più elevati, ma la gravità è meno preoccupante, a meno che non ci siano altre patologie che scatenino una reazione diversa. È migliorata anche la terapia, prima è stato commesso qualche errore dovuto al fatto che non si sapeva che cosa fare, i pazienti si tenevano di più nelle abitazioni. Oggi siamo meglio guidati e più allineati sul giusto trattamento".

Siete tornati alle condizioni di lavoro della primavera passata, senza ferie, senza soste? "Le ferie sono bloccate, facciamo tutti i turni possibili con gli incentivi per le ore in più. Siamo di nuovo tutti impegnati al massimo, da parte di tutti non c’è risparmio di forze. Il problema è quando qualcuno di noi si contagia, è una cosa che scoraggia moltissimo. Ma poi, comunque, dobbiamo tutti andare avanti".