
Crollo delle adozioni internazionali: "Pesa anche la crisi con la Russia"
Il trend delle adozioni internazionali è in calo nel nostro Paese: stando ai dai della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), risulta infatti che dal 2017 al 2023 in Italia siamo passati da 1.169 a 478. Per capirne le motivazioni e comprendere come funziona questo percorso abbiamo parlato con Rossella Monti, responsabile della sede di Macerata dell’associazione Ernesto ODV, ossia l’ente autorizzato per questa tipologia di adozioni operante in Ungheria.
Avvocato Monti, come lavora l’associazione Ernesto ODV?
"L’associazione ha 15 sportelli su tutto il territorio nazionale. La nostra sede di Macerata copre il territorio Marche-Umbria. Siamo al momento operativi in Ungheria, ma abbiamo recentemente ricevuto l’autorizzazione per il Cile e ci stiamo organizzando".
Come stanno andando in generale le adozioni internazionali oggi?
"Il trend è drammatico, in discesa anche prima della pandemia. Molte nazioni per motivi politici interni le hanno chiuse e ciò ha scoraggiato tante coppie registrate per quei Paesi, portando in molti casi all’abbandono del percorso. Poi in generale ritardi, chiusure, situazioni di tempi di attesa lunghissimi, veramente logoranti".
Perché tempi così lunghi?
"Le motivazioni sono molteplici. Innanzitutto la chiusura di tanti Paesi, come la Russia, ha saturato le domande per i Paesi rimanenti, dato che tante coppie registrate in Russia si sono dovute spostare. A volte purtroppo alcuni enti prendono i mandati pur sapendo che, con il numero delle richieste registrate in quel paese, è difficile evaderle in tempi congrui. Ci sono poi delle attività amministrate e burocratiche nel Paese del bambino che non sono così snelle: per essere effettivamente registrati nel circuito delle adozioni internazionali deve essere presentata tutta una serie di documenti, i quali vanno raccolti, trascritti, verificati. Già da quando si ha il mandato si prevedono almeno due mesi di attesa per tutte queste cose. E poi ci sono i tempi dell’abbinamento. A volte le attese sono dovute anche a una scarsa apertura delle famiglie e magari non è semplice trovare bambini abbinabili a quest’ultime".
Quali sono i vostri numeri?
"Il trend di Ernesto è rimasto invariato negli anni: una breve flessione nel periodo pandemico e sicuramente dei ritardi, ma già a giugno 2020 siamo riusciti a sbloccare varie situazioni. Non abbiamo grandi numeri, ma con la diminuzione delle adozioni in generale, da piccolo ente siamo diventati un medio ente. A livello nazionale siamo sulle 25/30 adozioni l’anno. Le Marche negli anni sono rimaste pressoché con numeri invariati e rappresentiamo nell’associazione Ernesto una buona fetta (5-10 bambini l’anno)".
Come funziona il processo?
"Avvenuto l’abbinamento, la famiglia viene informata e riceve una lettera ufficiale dal ministero ungherese. La coppia, convocata dall’ente, può accettarlo o rifiutarlo (con motivazioni serie, motivazioni futili possono portare a una totale chiusura del Paese verso quella coppia). Un secondo abbinamento, eventualmente, richiede tempi simili al primo, raddoppiando quindi l’attesa. Se la coppia accetta, si programma un viaggio di 40/45 giorni, durante il quale la coppia incontra i bambini nella loro contea e trascorre una prima settimana di conoscenza graduale. Dopo un’udienza, i bambini vengono affidati alla coppia per 30 giorni in preadozione. Durante questo periodo, in cui si rompono i muri della lingua e inizia a instaurarsi una routine familiare, i servizi sociali visitano settimanalmente la famiglia e la stessa riceve supporto continuo dalla nostra equipe Ernesto presente in Ungheria. Al termine, con la sentenza, l’adozione diventa definitiva, la famiglia rientra in Italia e per circa un anno e mezzo riceverà supporto e verifiche sull’andamento come tutela".