
"Nostro padre era un uomo che non conosceva riposo, sabati, domeniche o giorni di festa. Era sempre a disposizione per chi ne avesse bisogno". Con queste parole i figli del dottor Carlo Furbetta, Giorgio e Francesco, hanno ricordato il loro papà ieri, in occasione dell’intitolazione del piazzale antistante la casa di riposo di San Severino, insieme al sindaco Rosa Piermattei e a tantissimi amici e conoscenti. Laureatosi a Roma con il massimo dei voti, Furbetta lavoro prima come interno alla condotta di Fiuminata e poi come assistente all’ospedale di Fabriano. Durante il secondo conflitto mondiale prestò servizio militare all’ospedale di Ancona poi, dal 30 luglio 1941 al 5 marzo 1943, partecipò alla campagna di Russia. Specializzatosi in chirurgia, dal 1933 al 1952 la casistica operatoria gli attribuisce 3.359 interventi, il 99 per cento dei quali riusciti. Dal 1953 fino al 1976 fu primario chirurgo dell’ospedale settempedano. La qualità del suo operato rendeva il nosocomio un punto di riferimento per soluzioni diagnostiche e chirurgiche difficoltose o ritenute di alta specializzazione. "Nostro padre - ha detto il figlio Francesco - c’era sempre, tutti i giorni e le notti per ogni necessità. Per i 23 anni in cui è stato primario di San Severino, ha vissuto con consapevole gioia la vita. Era normale per lui essere a lavoro senza conoscere riposi, sabati, domeniche o festività. Non era mai stanco, sempre pronto ed entusiasta per chiunque ne avesse bisogno. Non conosceva il suo stipendio né usava il denaro. Il suo obiettivo era solo essere d’aiuto. Ogni problema chirurgico trovava nella sua persona una soluzione, di fronte ad ogni situazione medica trovava rapidamente il miglior percorso di cura e diagnosi. Quello che io e mio fratello studiavamo all’università, nostro padre lo praticava già in questo ospedale grazie ad uno studio continuo, all’esercizio fisico e alla sua vita felice".
Gaia Gennaretti