REDAZIONE MACERATA

Omicidio in cella, via al processo

Davanti alla corte d’assise è imputato un 25enne di San Severino per quanto avvenuto in carcere a Fermo

Gli avvocati Valeri e Scheggia

Gli avvocati Valeri e Scheggia

Un detenuto si sente male in cella e muore al pronto soccorso in circostanze misteriose, per questo è accusato di omicidio preterintenzionale Zudi Jasharovski, 25enne di origini albanesi di San Severino. Ieri in corte d’assise si è aperto il processo nei confronti dell’uomo. La vittima è Lorenzo Rosati, fermano di 50 anni.

La tragedia si era consumata il 28 maggio 2021, nel carcere di Fermo. All’ora di pranzo, Rosati si era sentito male e i compagni di cella avevano lanciato l’allarme. Il detenuto era stato visitato dal medico della struttura che, viste le condizioni del 50enne, aveva allertato il 118. Gli operatori sanitari, giunti sul posto, avevano portato l’uomo al vicino pronto soccorso dell’ospedale Murri. Rosati aveva praticamente la milza spappolata e un’emorragia ormai irreversibile. Nonostante i tentativi di rianimarlo, il 50enne aveva esalato l’ultimo respiro intorno alle 17. Sulla vicenda erano subito sorti i primi interrogativi. Come si era procurato quelle lesioni? Era stato aggredito o si era trattato di un incidente? Il referto era stato trasmesso alla procura di Fermo, che aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti per morte conseguente ad altro reato, disponendo poi l’autopsia sulla salma. Un ex detenuto, poi, aveva accusato Jasharovski di aver picchiato Rosati.

Ieri, nella prima udienza del processo in corte d’assise a Macerata, sono stati sentiti tre testimoni citati dal pm Alessandro Pazzaglia: il medico legale di Teramo Giuseppe Sciarra e due medici del pronto soccorso, tra cui la dottoressa che aveva iniziato l’autopsia. Il medico legale ha ribadito la morte traumatica violenta, dovuta alla rottura della milza, compatibile con un cazzotto. Ma, come sostenuto dalla difesa del 25enne, gli avvocati Vando Scheggia e Marielvia Valeri, compatibile anche con altre cause, come una caduta. "La nostra tesi – ha detto l’avvocato Scheggia – è che Rosati sia caduto e abbia battuto a terra. Quando è arrivato al pronto soccorso, cosciente, gli era stato chiesto se fosse stato picchiato da qualcuno. Ma lui non ha detto niente, come ribadito anche dal medico che glielo aveva chiesto". "La morte traumatica sarebbe compatibile con un cazzotto" ha ribadito l’avvocato Marco Melappioni, che assiste un fratello di Rosati, costituito parte civile. La madre e un altro fratello di Rosati, anche loro parti civilu, sono assistiti dall’avvocato Marco Murru. Il processo è stato rinviato dal presidedente della corte Donenico Potetti al 5 dicembre, fissate anche le date successive per il 12 e il 19 dicembre.

Chiara Marinelli