Omicidio Pamela Mastropietro, Cassazione: appello bis, ma solo sulla violenza sessuale

Annullo con rinvio sull'unico punto dello stupro: per gli altri capi di imputazione, è stata dichiarata in modo definitivo la responsabilità di Oseghale

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 23 febbraio 2022 - Annullamento con rinvio, ma limitatamente all'aggravante relativa alla violenza sessuale, che andrà rivalutata in un processo d'appello bis a Perugia: è questa la decisione della prima sezione penale della Cassazione nei confronti di Innocent Oseghale, nell'ambito del processo sull'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018

La prima sezione penale della Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza della Corte d'assise d'appello di Ancona che, nell'ottobre 2020, aveva confermato la condanna al carcere a vita inflitta in primo grado all'imputato.  Il 'nodo' sulla violenza sessuale è l'unico punto per cui la Suprema Corte chiede un nuovo processo: per gli altri capi di imputazione, invece, è stata dichiarata in modo definitivo la responsabilità di Oseghale.

Dunque la Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Innocent Oseghale, anche se la pena complessiva che dovrà scontare sarà calcolata solo dopo l'appello-bis: se verrà meno in quella sede l'aggravante della violenza sessuale l'imputato potrebbe avere uno sconto di pena rispetto all'ergastolo. 

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La mamma di Pamela: aspetto giustizia da anni

"Sono 4 anni che aspetto giustizia", ha urlato Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, allontanandosi, visibilmente scossa, dalla Cassazione dopo la decisione della prima sezione penale di disporre un nuovo processo (limitatamente all'aggravante della violenza sessuale) per Innocent Oseghale, accusato dell'omicidio della figlia. "Ammazzano, violentano, fanno a pezzi, e lo Stato italiano non fa nulla", ha aggiunto, anche riferendosi agli altri fascicoli di indagine sulla vicenda che sono stati archiviati.

La difesa: potrebbe cadere l'ergastolo

L'avvocato Simone Matraxia, difensore di Innocent Oseghale, commenta: "Dopo l'annullamento parziale deciso dalla Cassazione, la Corte d'assise d'appello di Perugia dovrà rivalutare la sussistenza o meno del reato di violenza sessuale. Laddove non fosse riconosciuta questa aggravante, la conseguenza sarebbe il venir meno dell'ergastolo". E aggiunge: "Abbiamo rispetto per questa vicenda ma siamo soddisfatti del risultato: ammiriamo il coraggio della Corte". Per Umberto Gramenzi, l'altro difensore di Oseghale, "se a Perugia non verrà ritenuta sussistente l'aggravante della violenza sessuale, la pena potrebbe scendere a 30 anni. L'aspetto rilevante dal nostro punto di vista - prosegue il penalista - è che era stato proprio il riconoscimento dell'aggravante della violenza sessuale ad aver comportato la condanna all'ergastolo davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Ancona ed è su questo punto esclusivamente che i giudici di Perugia dovranno ora pronunciarsi". 

Il legale della famiglia: delusione e amarezza

 Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro, non nasconde l'amarezza: "La decisione di oggi non è una novità per noi, la sensazione era nell'aria: la Procura di Macerata non ha mai focalizzato la patologia di Pamela e se questo punto fosse stato approfondito anche il profilo della violenza sessuale sarebbe stato blindato. La sentenza di oggi comunque ci dice che Pamela non è morta per overdose ma per le coltellate ricevute".  Poi il legale sottolinea: "La mamma è molto delusa, la famiglia si aspettava il massimo della pena. Si tratterà in ogni caso di una pena elevata ma dopo tutto ciò che si è affrontato c'è un bel po' di amarezza. Vedremo le motivazioni ma siamo convinti che ricorra anche l'aggravante della violenza sessuale".

Il Pg: solo Oseghale sa cos'è accaduto

"Solo Innocent Oseghale sa cosa sia avvenuto quel giorno. Solo lui potrebbe chiarire gli aspetti irrisolti di questa vicenda tragica. Ma non ha mai collaborato per ricostruire la verità", ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Maria Francesca Loy, davanti ai giudici della I sezione penale della Suprema corte.

All'epoca dei fatti Oseghale aveva 29 anni e la vittima 18. Pamela, di Roma e del quartiere di San Giovanni, era scappata da una comunità di Corridonia. Stava cercando di liberarsi dalla tossicodipendenza, ma stava male. Il 29 gennaio 2018 sceglie di andare via. Vuole tornare a casa? Si allontana senza cellulari né documenti. Incontra un uomo e quello in cambio di un passaggio in auto ne abusa. Lo fa anche un tassista. Passano ore e lei, piccola e minuta, perde il treno per la Capitale e incontra Oseghale. L'imputato la porta a casa sua e ne approfitta. Forse gli offre della droga in cambio di un rapporto. Di sicuro un amico dell'uomo quando lo chiama al cellulare sente una ragazza piangere in sottofondo. Poi la fine. Pamela viene colpita più volte al corpo con un coltello, al fegato. Muore per emorragia.

Il cadavere viene fatto a pezzi e lavato nella candeggina. A quel punto vengono preparati due trolley che verranno poi trovati in una cunetta stradale in località Pollenza, sempre nella provincia di Macerata. Quando arrivano i carabinieri non si trovano in quelle valigette chiuse alcune parti del corpo di Pamela.