Pamela Mastropietro, le foto choc sul profilo Fb della mamma alla vigilia della Cassazione

Dopo la condanna nell'appello bis è fissata per il 23 gennaio l’udienza davanti alla Suprema Corte che si pronuncerà sul ricorso dei legali del nigeriano accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi il 30 gennaio del 2018 la 18enne i cui resti furono trovati in due trolley. La madre Alessandra: “Giustizia per lei”. Organizzato un sit-in in piazza Cavour

Macerata, 17 gennaio 2024 – E’ fissata per il 23 gennaio l’udienza in Cassazione per Innocent Oseghale, il nigeriano già condannato in via definitiva per aver ucciso il 30 gennaio del 2018, Pamela Mastropietro la 18enne romana allontanatasi dal Pars di Corridonia (Macerata) i cui resti furono trovati in due trolley. Le accuse per lui sono di averla violentata, uccisa e fatti a pezzi. E’ attesa per la sola aggravante della violenza sessuale la sentenza definitiva, dalla quale dipenderà però la conferma o meno dell'ergastolo.

A sinistra Pamela Mastropietro e a destra la madre, Alessandra Verni che già in passato aveva mostrato le foto choc (che noi abbiamo deciso di non pubblicare) dei resti della figlia 18enne
A sinistra Pamela Mastropietro e a destra la madre, Alessandra Verni che già in passato aveva mostrato le foto choc (che noi abbiamo deciso di non pubblicare) dei resti della figlia 18enne

E a ormai pochi giorni dalla giornata decisiva per la vicenda processuale, Alessandra Verni, la mamma di Pamela, ha postato su Facebook le foto choc dei resti della figlia (che noi abbiamo deciso di non pubblicare), che raccontano il macabro scempio sul corpo della ragazza.

"Giustizia", scrive la mamma di Pamela ricordando l'udienza del 23 quando è stato anche organizzato un sit-in alle 9.30 a piazza Cavour in attesa della sentenza. Le immagini choc dei resti di Pamela e dell'autopsia furono mostrate in aula, già al processo di primo grado di Macerata, in un'udienza che si svolse a porte chiuse.

Già in passato la famiglia aveva deciso di mostrare a tutti l'orrore sul corpo di Pamela per fare capire a tutti che "quanto le è stato fatto è un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi 50 anni". La stessa Alessandra Verni, al processo dell'appello bis di Perugia sull'aggravante della violenza sessuale, indossò una maglietta con le immagini del modo in cui la 18enne era stata ridotta per poi spiegare: “Come si fa a mettere in discussione la violenza sessuale, in un contesto demoniaco nel quale mia figlia è stata uccisa con due coltellate, disarticolata, depezzata chirurgicamente in più di venticinque parti, asportata di tutti i suoi organi interni ed esterni (la pelle), amputata dei seni e dell'apparato genitale, lavato, quest'ultimo, con la candeggina, fin dentro la cervice uterina?”.