
Patenti false date agli stranieri. Finisce a processo un 45enne
Sarebbe sceso in Sicilia con tre marocchini facendo credere loro che grazie a dei conoscenti avrebbero potuto prendere facilmente la patente, gli stranieri avrebbero quindi sostenuto le spese del viaggio e pagato circa 4.700 euro, ma solo uno avrebbe ottenuto la patente (falsa), gli altri nemmeno quella. È accusato di due episodi di truffa, minaccia e falsità ideologica in atto pubblico Salvatore Celesti, siciliano 45enne all’epoca dei fatti residente a Cingoli. Secondo l’accusa, ieri sostenuta in aula dal pm Raffaela Zuccarini, l’uomo tra aprile e luglio 2017 sarebbe partito alla volta della Sicilia con i tre marocchini con la promessa di far loro ottenere la patente. I tre oltre a sobbarcarsi le spese dei vari viaggi avrebbero pagato 2.250, 600 e 1.850 euro. Mentre uno dei tre avrebbe compilato un test in una camera d’albergo (per l’accusa l’imputato avrebbe così simulato l’esame) ottenendo una patente falsa, gli altri avrebbero solo pagato senza fare né ricevere nulla. Senonché i primi di luglio venne fuori che uno straniero fu denunciato perché trovato con una patente falsa e il marocchino avrebbe bruciato la patente appena ottenuta. L’altra truffa Celesti l’avrebbe commessa nei confronti di uno straniero a cui avrebbe detto di essere stato delegato dal proprietario di un appartamento ad affittarglielo (in realtà avrebbe avuto le chiavi perché doveva eseguire dei piccoli lavori all’interno). Si era fatto così consegnare 600 euro senza consegnare l’appartamento. Quando lo straniero andò a casa del 45enne per chiedergli indietro i soldi, il siciliano lo avrebbe minacciato di farlo sbranare da un grosso Rottweiler. L’ultima accusa riguarda una richiesta di residenza presentata all’Anagrafe per una marocchina con una falsa dichiarazione di messa a disposizione di un immobile per la straniera. Ieri sono stati sentiti due dei tre marocchini, uno ha negato di aver pagato per ottenere la patente dicendo che il test fatto in albergo era solo un’esercitazione, l’altro ha detto di essere sceso in Sicilia ma di non aver fatto nulla per avere la patente. Sono stati sentiti anche il proprietario dell’appartamento in cui avrebbe dovuto dimorare la marocchina che ha detto di non saperne niente, disconoscendo anche una firma su un atto e il comandante della Stazione dei carabinieri Umberto Paglioni. Per la difesa, sostenuta dagli avvocati Giorgio Di Tomassi e Marco Murru, le contestazioni sono infondate. Si torna in aula a marzo.