PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Stupro di gruppo a Porto Recanati, minacce: "Zitta, so dove vanno a scuola i tuoi figli"

Il professore avrebbe tirato fuori un coltello: "Questo lo uso con le donne che parlano troppo". Gli arrestati in silenzio davanti al giudice

Una donna vittima di violenza (repertorio)

Una donna vittima di violenza (repertorio)

Macerata, 5 febbraio 2022 - Le avrebbero dato vino e cocaina per renderla più debole, l’avrebbero minacciata mostrandole un coltello e facendo riferimento ai suoi figli, dicendole "so dove abiti, dove lavori e dove vanno a scuola i tuoi figli", e poi l’avrebbero ricontattata dopo la violenza con messaggi equivoci. Questi elementi, oltre alla credibilità della donna, hanno fatto scattare le misure cautelari in carcere per il professore Osvaldo Iannuzzi e il muratore Giuseppe Padalino, residenti a Porto Recanati, finiti a Montacuto mercoledì con l’accusa di violenza sessuale di gruppo.

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Terrorizzata dai due, che dopo i fatti l’avrebbero ricontattata facendo riferimenti alla sua famiglia, incapace di ricominciare a vivere dopo quella serata, la donna ha impiegato settimane prima di trovare la forza di andare dalla polizia a raccontare tutto. "Non dormo più, ho perso il filo della mia vita, ho paura. Voglio solo che stiano lontani da me", ha detto alla fine della sua denuncia. Il pomeriggio del 24 aprile 2021 doveva essere un momento di svago per la 35enne di Ancona. Visto che c’era il lockdown, aveva concordato di trovarsi alle 16 a Porto Recanati con alcuni conoscenti, a casa di uno di loro. Lì avrebbe incontrato Iannuzzi e Padalino. Il primo avrebbe iniziato a dire che lei era la sua fidanzata, ma la donna aveva pensato a uno scherzo.

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La serata sarebbe passata bevendo e usando la cocaina, un po’ ne avrebbe presa anche la donna. Quando a un certo punto era finito il vino, lei si era offerta di andarlo a comprare. Iannuzzi invece aveva chiesto a due amici, tra cui Padalino, di accompagnarlo a casa a prenderlo; alla donna avrebbe chiesto però di guidare, visto che lei aveva bevuto solo un bicchiere ed era in condizione di farlo. Il professore avrebbe iniziato a irrigidirsi vedendo che lei mandava messaggi al cellulare: "Ti do 5 minuti per far sparire il telefono", le avrebbe detto. In casa, lui avrebbe cambiato espressione: "Io sono come Batman, tu mi vedi come Bruce Wayne ma io sono Batman". I tre uomini si sarebbero scambiati uno sguardo, poi i due l’avrebbero presa per le braccia e trascinata sul letto in camera, e il professore l’avrebbe violentata, dicendole volgarità e offese varie. "Mi raccomando stai zitta, fatti i c... tuoi – le avrebbe detto Iannuzzi –, perché so dove abiti, dove lavori e dove vanno a scuola i tuoi figli. Io le bambine non le tocco solo perché vado in galera poi me la passo male". In cucina avrebbe tirato fuori un coltello: "Le donne che non stanno zitte, ci penso io con questo. Le ho tutte appese nell’appartamento di fronte".  

Tornata a casa, la donna era crollata. Aveva chiesto aiuto a un amico poliziotto, e questi l’aveva accompagnata all’ospedale, e da lì al Salesi, dove c’è un’unità di crisi per le violenze. Due giorni dopo, alla polizia la donna non aveva voluto fare i nomi, nel terrore che gli uomini facessero del male a lei, di nuovo, o ai suoi familiari. Ma a maggio Padalino sarebbe andato a parlarle al lavoro, dicendole che Iannuzzi era un violento e che lui era dispiaciuto. E a luglio l’avrebbe ricontattata anche il professore, proponendole di vedersi. A quel punto, la 35enne è tornata in questura e ha detto tutto, chiedendo aiuto e protezione. "Individui dotati di una personalità spiccatamente incline alla commissione di reati con violenza alla persona – ha scritto il giudice Claudio Bonifazi nell’ordinanza di custodia cautelare –, tale da far desumere un elevato grado di pericolosità sociale". Il giudice ha parlato del rischio di reiterazione del reato e delle "pressioni psicologiche" sulla donna, nel motivare il carcere per i due indagati.