"Troppi aumenti delle materie prime" Chiusura per la pizzeria "Sauardò"

Lo stop a partire da domani, uno dei titolari: "Dal Covid alla guerra in Ucraina, costi più alti e personale carente".

"Troppi aumenti delle materie prime"  Chiusura per la pizzeria "Sauardò"

"Troppi aumenti delle materie prime" Chiusura per la pizzeria "Sauardò"

Gli amanti della pizza di qualità, e tutti lo siamo, si mettano per ora il cuore in pace: da domani, Sauardò, la pizzeria che ha come location di produzione e vendita quell’angolo di piazza XX Settembre che per decenni e decenni è stato il "regno" del mitico Ciriàco, chiuderà la serranda e dirà basta. Non gliela fa più a tirare avanti, la fatica è tanta, le spese si sono moltiplicate e per quanto non manchino le soddisfazioni e l’affetto della numerosa clientela, non vale più la pena consumare la propria vita davanti ad un forno. L’esercizio ha aperto l’attività nel 2018 in via Carena, con l’intento preciso di realizzare una pizza al taglio con prodotti esclusivamente freschi di stagione. Obiettivo raggiunto e a confermarlo è l’inserimento immediato nella guida del Gambero Rosso e, a seguire, il giudizio di "50 Top Pizza", secondo cui la Sauardò è da inserire per qualità tra le prime cinquanta in campo nazionale. Ed allora perché? "I motivi sono diversi – spiega Daniele Stopponi, uno dei soci dell’azienda –: su tutto gli aumenti spropositati della materia prima, che tra Covid e guerra in Ucraina, ha raggiunto costi mediamente superiori del 30 per cento rispetto a quelli iniziali. In secondo luogo, la stanchezza per un’attività molto usurante che non risponde più alle aspettative. E poi, mettiamoci anche la difficoltà di trovare personale. Prima del Covid, ad un bando di assunzione rispondevano 40-50 persone, oggi succede pure che i bandi vadano a vuoto. Star dietro a quel banco costa fatica per un giovane che reclama la sua libertà soprattutto nei weekend. Ma su tutto, pesano i costi". Daniele Stopponi quantifica in un +30 per cento quelli delle materie prime (farine, pomodori ed altro), ma non tralascia quelli dell’energia. "Non parlo solo del nostro esercizio – dice –, ma in genere di tutte le attività. Noi siamo stati in qualche modo fortunati perché abbiamo sottoscritto in passato un contratto vantaggioso, ma subito dopo lo scoppio della guerra, i costi della bolletta si sono anche triplicati". Ed allora sulla pizza esaltata dal Gambero Rosso e dalla 50 Top c’è da cantare il de profundis? "Per adesso sì, indietro non si torna. Ci riserviamo un periodo di riflessione, vediamo se in futuro sarà possibile riaprire l’attività in altre forme e con altri obiettivi. Lasciamo la piazza, sicuramente non mancherà chi ad essa sia interessato".

Giuliano Forani