Miele, annata nera: produzione dimezzata a causa del cambiamento climatico

Il settore sconta le conseguenze del maltempo della scorsa primavera. “Abbiamo dovuto provvedere al nutrimento artificiale delle api, altrimenti sarebbero morte di fame”

Miele 2023: produzione dimezzata per il cambiamento climatico

Miele 2023: produzione dimezzata per il cambiamento climatico

Macerata, 11 ottobre 2023 – Lo scorso anno la siccità, questo la troppa pioggia. Non c’è pace per l’apicoltura, che stima un calo di produzione del miele di circa il 50%. Primavera da dimenticare: tra vento, colonnina di mercurio più bassa della norma e grandine, la raccolta del miele d’acacia, e in generale di miele primaverile, è stata pari a zero.

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Nei mesi in cui le api infatti avrebbero dovuto girare, "bottinare" i fiori (andare di fiore in fiore per raccogliere il nettare), non hanno volato a causa del maltempo. Quindi hanno consumato tutte le scorte; gli apicoltori sono stati costretti a ricorrere ad alimentazioni di salvataggio per far sopravvivere gli alveari. Con le relative spese. Estate un po’ in ripresa tra luglio e agosto con il millefiori estivo, ma senza picchi. I cambiamenti climatici impattano sempre più sul settore e i diretti interessati evidenziano la crescente necessità di contributi per tamponare le annate difficili.

“L’ultimo anno buono per il miele risale al 2019 – esordisce Enrico Venella dell’azienda agricola "Oltre Lago" di Cingoli, che conta circa 150 arnie –. La primavera piovosa ha causato un calo di circa il 40%, con un aumento, allo stesso tempo, delle spese di gestione per il nutrimento delle api (sui tre-quattromila euro), perché altrimenti sarebbero morte di fame. Nel 2019 abbiamo registrato una produzione di 20-25 chili ad arnia in media, nel 2020 invece 12-13 chili, nel 2021, anno nero con una riduzione dell’80%, nemmeno 3 chili. L’anno scorso 6-7 chili e quest’anno siamo tornati sui 12-13, come tre anni fa. Fino a luglio i melari (parte dell’arnia in cui viene immagazzinato il miele) erano vuoti, poi c’è stato un recupero col millefiori estivo. Di fronte a perdite importanti, comunque, un contributo irrisorio ad arnia non può essere la soluzione; alla luce del fatto che la produzione bassa dipende dai cambiamenti climatici e che le api sono fondamentali per l’ambiente e per l’uomo, aiuti statali o europei potrebbero fare la differenza".

Segnala una riduzione del 50% nella produzione di pappa reale Rosauro Scarafoni dell’"Apicoltura Valeria" (dal nome della figlia, titolare dell’erboristeria "Nonsolomiele" a Macerata), con circa 130 arnie tra Potenza Picena, Falerone, Montelupone e Macerata, dove ha sede il laboratorio. "Abbiamo registrato un calo produttivo per le piogge continue tra maggio e giugno, ma la qualità del miele è buona se non ottima – dice Rosauro –. Il raccolto è stato a macchia di leopardo, in base all’areale: nelle zone montane o lungo la costa è andata meglio rispetto alla fascia pre-collinare e collinare. Ad esempio a Potenza Picena e Falerone ho registrato un calo minore, del 30%. Ma in altre parti ho dovuto nutrire due apiari con prodotti specifici e sciroppo fino a fine giugno, con una spesa di 3.500 euro. Le api purtroppo sono stressate dai cambiamenti climatici, l’habitat si sta modificando e dobbiamo convivere con questo, ma diventa sempre più difficile per la fecondazione delle api regine. Dobbiamo puntare almeno sul mantenimento dell’ape, l’insetto impollinatore più importante del mondo. Che mondo sarebbe senza api?".

Negli ultimi cinque anni nelle Marche l’apicoltura è cresciuta sia nel numero di operatori, ad oggi oltre 3.300 (+32% rispetto al 2018) sia nel numero di alveari (oltre 75mila, +61%). La minor produzione di miele arriva a scapito anche dei consumatori con l’arrivo sugli scaffali di prodotto estero, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare tra campi trattati con pesticidi vietati in Italia e coltivazioni ogm.

"Trasparenza che invece i consumatori possono trovare in etichetta dove la tracciabilità, fortemente sostenuta da noi – interviene Coldiretti – è obbligatoria. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (esempio, "miele italiano") mentre nel caso in cui il prodotto provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione "miscela di mieli originari della Ue" indicando il nome dei Paesi; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della Ue" con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della Ue", anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi".