
Era davvero troppo piccola la chiesa di San Pietro a Rometta. E troppo grande la figura di Don Carlo Lamecchi per non aspettarsi le migliaia di persone che hanno gremito le navate (ma anche una sala sottostante allestita ad hoc, il sagrato e parte delle strade circostanti) per portare l’ultimo saluto al sacerdote che più di tutti ha lasciato il segno su questa parrocchia.
Don Carlo vi arrivò nel 1971, da Vicario, ne è stato parroco per oltre vent’anni, lasciando segno profondissimo.
C’era la parrocchia di Rometta, di fronte al Vescovo Massimo Camisasca che ha celebrato la liturgia, ma non solo: erano presenti i tanti di cui Don Carlo fu professore, i tantissimi cui, nelle sue vesti di cappellano (di Villa Fiorita prima, dell’Ospedale poi) Don Carlo ha assistito, e la moltitudine di ‘persone comuni’ a cui questo sacerdote «ha insegnato la bellezza dell’essere comunità».
Don Carlo era un amico, un docente, un padre e un fratello, un uomo di straordinaria sensibilità e un sacerdote nel senso più peno del termine: Sassuolo perde, ha detto Don Alessandro Ravazzini, rettore del Seminario diocesano, figlio spirituale di don Carlo, «chi ci ha fatto capire quanto siano straordinarie cultura e saggezza, e quanto si bello porgere la mano a chi è in difficoltà. Era più avanti di tutti, ma saldamente legato alle tradizioni. E’ stato maestro, amico e confidente: un insegnante, nel senso che ha lasciato un segno». Segno, appunto, profondissimo, come da testimonianza del vicesindaco Camilla Nizzoli, che ha voluto salutare a nome della Giunta il sacerdote professore «che lascia un’eredità di fede che non andrà dispersa». Il lungo applauso che ha accompagnato il feretro fuori dalla chiesa sapeva di ringraziamento e di gratitudine, ma anche di promessa di ricordare Don Carlo in un quotidiano che, senza di lui, per Rometta e per tutta la città, e per tanti sassolesi, non sarà più lo stesso.
Stefano Fogliani