STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Aida, una storia di coraggio tra arie e duetti

Stasera al Comunale omaggio all’opera di Verdi. Il soprano Santoro: "Sarò schiava e principessa"

di Stefano Marchetti

Maestosa e regale, l’ "Aida" sta per compiere un secolo e mezzo d’età. Il capolavoro di Giuseppe Verdi debuttò infatti al teatro dell’Opera del Cairo la vigilia di Natale del 1871, e alla Scala di Milano si affacciò più di un mese dopo, l’8 febbraio, poiché i costumi e le scene erano rimasti bloccati a lungo a Parigi, a causa della guerra franco - prussiana. Il progetto "Modena Città del Belcanto" festeggia l’importante compleanno di questa icona della storia della lirica, dedicandole una serata d’onore al teatro Comunale Pavarotti - Freni, dove stasera alle 21 andrà in scena "Il racconto di Aida", a cura dell’Istituto musicale Vecchi Tonelli (ingresso gratuito: biglietti disponibili). Una tessitura fra arie e duetti, intervallati da narrazioni di Massimo Carpegna che ha anche composto lo schizzo sinfonico "Hymn to the fallen for Freedom" che verrà proposto in prima esecuzione. L’orchestra del Vecchi Tonelli sarà diretta da Fabio Sperandio, maestro collaboratore Paolo Andreoli. Ad accompagnarci nel cuore della storia, le voci di Riccardo Della Sciucca (Radames), Cesare Kwon (Amonastro), Chiara Mogini (Amneris). Aida, la principessa etiope schiava in Egitto, sarà il soprano Marily Santoro: per lei è un debutto in questo ruolo.

Emozionata?

"Tanto, e pure molto felice. Ho sempre amato la forza delle donne verdiane, volitive e appassionate. Aida è schiava ma è anche principessa: nel primo duetto con Amneris, le parla come alla pari anche se sono rivali in amore, perché si contendono Radames. Aida sa di poter essere mediatrice per il suo popolo, è divisa fra l’amore per la patria e quello per la famiglia. E lotta con tutta se stessa".

Come altre donne verdiane...

"Già: tutte donne coraggiose come Violetta ne ‘La Traviata’ che decide di lasciare andare Alfredo per evitare lo scandalo, o Leonora nel ‘Trovatore’ che si immola pur di liberare Manrico".

Lei è originaria della Calabria, e da cinque anni studia a Modena con Raina Kabaivanska. Cosa ammira in lei?

"Oltre alla sua grandezza artistica, alla sua sensibilità e al suo amore, anche nella signora Kabaivanska mi ha colpito il coraggio di essere sempre se stessa. Mi ritengo molto fortunata a poter studiare con un’insegnante così speciale: anche nel periodo durissimo del lockdown, con i teatri chiusi e le incertezze, lei – che pure ha sofferto con tutti noi allievi – ci ha invitato a non demordere e a continuare a lottare".

Modena è diventata la sua città...

"Ho profonda gratitudine verso questa terra che ormai mi ha adottato e mi ha fatto crescere artisticamente e professionalmente. Mi sono sentita subito in famiglia e ho conosciuto realtà bellissime che vorrei tanto potessero essere scoperte o replicate anche nella mia regione". Cosa rappresenta il canto per lei?

"Cantare significa mettere la propria sensibilità e la propria arte al servizio degli altri, diventare fonte d’ispirazione, portare chi ci ascolta verso il Bello. Anche questo è un insegnamento di Raina Kabaivanska che ci ha sempre invitato a sentirci servitori della Bellezza".

Un suo sogno?

"Poter debuttare in altri ruoli preziosi: Donna Elvira nel ‘Don Giovanni’ di Mozart o il sogno più bello, Mimì nella ‘Bohème’ di Puccini".