Rumori sospetti dall’esterno e la visione dei pneumatici sgonfi del suo furgone in sosta avevano attirato fuori casa Christian Cavaletti, artigiano tessile di 34 anni, quella notte del 30 novembre 2006 in via Caboto, nel cortile della sua abitazione-azienda, nella zona industriale Ranaro a Reggiolo. In cortile qualcuno lo aveva poi colpito alle spalle con martello e coltellate. L’ipotesi iniziale era che Cavaletti si fosse accorto dalla finestra del danneggiamento, scendendo in cortile per capire cosa stesse accadendo in quell’area. Ma forse, trovando l’aggressore armato, aveva deciso di scappare verso casa, venendo raggiunto e accoltellato.
Era stato il vicino di casa, sentendo le urla di Christian, a dare l’allarme. Nell’abitazione c’erano i figli di 3 e 5 anni, la cui vita sarebbe cambiata dal quel giorno.
Indagati da subito l’ex moglie, Francesca Brandoli, modenese all’epoca 33enne, e il suo nuovo compagno, Davide Ravarelli, insegnante e grafico pubblicitario milanese che aveva vissuto anche a Firenze, Cesena e a Forlì.
Poche ore prima dell’omicidio, in tribunale a Reggio un giudice aveva affidato i due figli al padre. E dopo una decina di ore, a Reggiolo, Cavaletti venne ucciso. Si scoprì che quel pomeriggio la Brandoli e Ravarelli – ripresi dalla videosorveglianza – erano usciti dal centro commerciale Grand’Emilia con un coltello e un martello nuovi di zecca, mai ritrovati. La coppia, poco prima del delitto, era andata a vivere nel Modenese, vicino alla famiglia della donna.
Tre anni dopo arrivò la condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati, con la Cassazione a confermare il carcere a vita per Francesca e Davide. La loro relazione si era poi interrotta, con la Brandoli che aveva sposato Luca Zambelli (condannato per l’omicidio della moglie), conosciuto ai tempi della detenzione al carcere bolognese della Dozza.
Antonio Lecci

