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Anatra all’arancia, una commedia da ’vivere’

Lo spettacolo andrà in scena martedì al Teatro del Popolo di Concordia: saliranno sul palco Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli .

Anatra all’arancia, una commedia da ’vivere’

di Alberto Greco

Dopo il debutto alla fine dell’anno scorso a Orvieto, martedì alle 21 arriva a Concordia a rallegrare il pubblico del Teatro del Popolo "Anatra all’arancia". Lo spettacolo che va in scena, parte della programmazione curata da Ater Fondazione, si rifà al testo degli anni Sessanta del Novecento del drammaturgo scozzese William Douglas Home, nella celebre trasposizione francese del drammaturgo Marc-Gilbert Sauvajon. Si tratta di una commedia leggera, in puro stile West End Londinese, ripresa solo alla fine degli anni Settanta dal drammaturgo e uomo di teatro francese Marc-Gilbert Sauvajon. Il titolo deriva dall’adattamento che se ne fece per la televisione negli anni Novanta "Le Canard à l’Orange", ovvero "L’anatra all’arancia". Lo spettacolo, rivisitato in chiave italiana e attualizzato, racconta di una coppia in crisi che si prende qualche svago amoroso. In una cena con i rispettivi amanti si cucina la famigerata anatra. Nel finale tutto si riconcilia. Una storia universale, dunque, quella di un uomo e di una donna e del loro ménage messo in crisi dalla personalità di lui, egoista, incline al tradimento e alle bugie, vittima del proprio infantilismo, finché lei finisce per innamorarsi di un altro, che è in tutto l’opposto del marito che parte al contrattacco per riconquistare la moglie, dando il via ad una serie di divertenti equivoci. Una storia labile, un pretesto per una serie di battute e situazioni comiche. Ogni mossa dei protagonisti ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’amore, poiché è di questo che si parla. "L’Anatra all’Arancia" è una commedia che afferra immediatamente il pubblico e lo trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come in una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie ad una regia che la modella sapientemente con movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarcene. Scena unica, pochi attori, molte risate, luci fisse, lo spettacolo scorre piacevole e ritmato nell’adattamento proposto dalla Compagnia Moliere, erede del compianto Maestro Mario Scaccia, attore romano che la fondò nel 1999, e dallo stabile Veronese. Protagonisti Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli. La regia è di Claudio Greg Gregori. Sul palco anche Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e Antonella Piccolo. Celebre è anche la versione cinematografica del 1975 che vedeva Ugo Tognazzi e Monica Vitti nei panni della coppia protagonista con la regia di Luciano Salce. Interpretazione che valse alla Vitti il David di Donatello e il Nastro d’argento come Miglior attrice protagonista.