Biomedicale, 30 anni di B.Braun: "Eravamo in 4..."

L’amministratore delegato Benatti: "Oggi i dipendenti sono 450. Il sisma una sfida durissima, ma siamo ripartiti più forti di prima"

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La multinazionale biomedicale B.Braun Avitum Italy festeggia il trentennale di attività nel Distretto biomedicale, primo in Europa e secondo al mondo. L’ad Francesco Benatti traccia un bilancio.

Benatti, chi le ha passato il testimone cosa racconta di quei primi anni di vita di B.Braun?

"Sono stato il dipendente numero uno di B.Braun Avitum Italy e posso raccontare in prima persona. Iniziammo questa avventura in quattro, tre di noi sono ancora in azienda e la cosa mi lusinga. Erano tempi appassionanti, avevamo il compito di individuare nel Distretto alcuni ‘range’ di prodotti che la casa madre tedesca non produceva, ma per i quali aveva molte richieste dai clienti sparsi nel mondo".

Missione compiuta?

"Dopo 4 anni l’azienda contava un centinaio di dipendenti. Oltre alla produzione, fornivamo una gamma completa di servizi. Nel corso degli anni siamo ulteriormente cresciuti diventando l’unico sito della Divisione Avitum che si occupa della registrazione globale di tutti i prodotti fabbricati, oltre alla nuova tipologia di prodotti da noi sviluppati e prodotti. Da quell’inizio, 11 novembre 1991, siamo passati da 4 a 450 addetti, in circa 20mila metri quadri di stabilimento".

C’è un prodotto che più vi rappresenta?

"I prodotti per ‘nutrizione parenterale’ per i quali B.Braun è leader mondiale, sviluppati, prodotti, spediti nei cinque continenti, e i prodotti per i reparti di terapia intensiva come il sistema ‘Omni’, utilizzato anche per i pazienti Covid".

Nel 2018, avete presentato il lavoro di squadra con il gruppo bolognese Ima e la Regione Emilia-Romagna per la produzione di sacche medicali. Qual è il bilancio 3 anni dopo?

"Il progetto, ‘made in Italy’, che conta su un investimento di cento milioni, è in fase di ultimazione e consiste nello sviluppo e nella realizzazione di un nuovo farmaco confezionato nelle nostre speciali sacche, riempite mediante una apparecchiatura prodotta da Ima. Stiamo iniziando il processo di registrazione che, trattandosi di un medicinale, richiederà alcuni mesi".

Il sisma 2012 e la pandemia 2020. Come ha reagito l’azienda?

"Il sisma è stato da un lato drammatico e dall’altro ha dimostrato al mondo come queste terre

hanno saputo reagire. In 7 mesi abbiamo demolito 3mila metri quadri di edifici severamente danneggiati ricostruendoli utilizzando le migliori tecnologie disponibili, rendendoli antisismici, ecosostenibili e più belli".

Come avete fronteggiato la pandemia?

"Introducendo rigidi protocolli di prevenzione. Solo così, salvaguardando la salute dei nostri colleghi abbiamo potuto continuare a produrre e a consegnare ai nostri clienti i prodotti necessari per la cura dei malati".

Facciamo un passo indietro: dopo il sisma le multinazionali e la politica hanno preso coscienza, forse per la prima volta, del valore del Distretto. Secondo lei?

"Certamente. La politica ha avuto l’ennesima prova di quale sia il valore del Biomedicale mirandolese e l’ha dimostrato creando due importanti realtà: il Tecnopolo, intitolato al fondatore del biomedicale, il dottor Mario Veronesi, e l’Its. Le multinazionali hanno avuto l’ennesima conferma di quanto grande sia la forza e l’imprenditorialità mirandolese. Tutte le aziende sono ripartite senza indugi e a distanza di quasi 10 anni dal sisma più forti di prima".

Dopo l’emergenza sanitaria, com’è oggi la situazione?

"Alcune realtà stanno soffrendo. Nel 2020 è stata loro richiesta una sovra produzione e a fine anno avevano i magazzini stracolmi. Nel 2021, hanno dovuto ‘tirare il freno’, ridurre la produzione per ridurre le scorte a livelli normali. La sanità pubblica non è ancora tornata ai livelli pre-Covid e per certi settori la produzione è ancora inferiore al

2019".

I progetti futuri di B.Braun Avitum?

"Ambiziosi. Continuare a investire in ricerca e sviluppo per ideare e mettere a punto nuovi prodotti".

Quali sfide internazionali dovrà affrontare il Distretto?

"La ‘ricerca e sviluppo’, condotta unitamente alle Università e agli ospedali, ci consentirà non solo di rimanere al passo coi tempi, ma ‘un passo avanti’ rispetto ai nostri concorrenti. In questo ci sarà di aiuto il Tecnopolo, una realtà di grande supporto per le aziende che, come B.Braun Avitum Italy, tanto investono in ‘ricerca e sviluppo’".

Viviana Bruschi