Bruno Barbieri a Carpi. "La mia cucina del giorno dopo"

Lo chef stellato presenta il suo libro sul riutilizzo degli avanzi

Bruno Barbieri (Foto Stefano Scatà)

Bruno Barbieri (Foto Stefano Scatà)

Modena, 23 aprile 2019 - È lo chef che in Italia ha conquistato più stelle Michelin nel corso della sua quarantennale carriera. Bruno Barbieri, da anni protagonista del piccolo schermo nonché titolare del bistrot ‘Fourghetti’, torna in libreria per presentare il suo nuovo libro dal titolo ‘Domani sarà più buono. Da ogni piatto possono nascere nuove ricette’ in un doppio appuntamento. Sarà infatti presentato questa sera alle 21 nell’Auditorium San Rocco di Carpi e domani sera alle 18 alla libreria All’arco di Reggio Emilia.

Bruno, il suo libro contiene più di cento ricette, ognuna con un suggerimento per il riuso degli ingredienti in cucina. Da dove nasce l’idea?

«Per capire l’origine di questo libro dobbiamo fare un balzo indietro nel tempo di quasi cinquant’anni. Dobbiamo tornare indietro a quando ero piccolo e trascorrevo le giornate con i miei nonni. Allora nessuno di noi frequentava i supermercati, c’era una gestione della gastronomia casalinga totalmente diversa da quella di oggi e in casa mia eravamo tutti innamorati della ‘cucina del giorno dopo’. Le crescentine fritte erano molto più buone e morbide se mangiate il giorno successivo, per non parlare delle tagliatelle che se il giorno dopo venivano ‘rifritte’ formavano quella gustosa crosticina che ci faceva impazzire».

Quello che vuole fare dunque è stimolare la creatività delle persone…

«Esattamente. Oggi siamo diventati tutti più ‘green’ di un tempo. Facciamo più caso a quello che mangiamo, ci impegniamo a fare la raccolta differenziata. Tutto questo però va fatto sempre con coscienza e consapevolezza. Tutti i piatti possono avere una doppia vita e darci di conseguenza una doppia gioia. È come innaffiare un fiore che sta morendo e vederlo rifiorire».

Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?

«Più di un anno. Dal momento che volevamo creare e fotografare piatti realizzati solo con materie prime abbiamo dovuto aspettare che trascorressero tutte le quattro stagioni, proprio perché alcuni ingredienti non si trovano tutto l’anno. Insieme a Stefano Scatà abbiamo scoperto mercati nuovi e realizzato scatti in luoghi come Parigi, Turchia. La cucina infatti deve essere anche uno stimolo per conoscere nuove storie, culture e ricette. Vorrei che questo libro non solo entrasse nelle case delle famiglie ma diventasse anche ‘unto’, usato, vissuto».

A suo parere può un’autodidatta riuscire a raggiungere il livello di preparazione di chi si forma nelle scuole di cucina semplicemente leggendo libri come il tuo?

«Non penso. Il mio, come anche altri libri di cucina, serve a dare degli spunti. Le scuole alberghiere di oggi sono molto cambiate rispetto ad un tempo. Generalmente una volta tendevano ad iscriversi agli istituti alberghieri i giovani che avevano poca voglia di studiare. Non si tratta infatti di un luogo comune, era davvero così. Oggi invece queste tipologie di scuole si sono evolute a tal punto che gli chef che vi insegnano non sono solo dei professori ma dei veri e propri professionisti».

Cosa ti senti di consigliare ai giovani che oggi vogliono intraprendere la strada della gastronomia?

«Di assorbire tutta l’esperienza che i ‘più grandi’ possono trasmettere. A livello gastronomico l’Italia è senza dubbio il paese più importante a livello mondiale e dunque è giusto che la formazione gastronomica avvenga nel nostro paese. Ho aspettato più di trent’anni e sacrificato amori e altre relazioni prima di poter finalmente dire che era arrivato il mio momento. E di questo oggi sono grato perché sono circondato da gente splendida».