Era l’ultimo tassello mancante, quello che a suo modo ‘macchiava’ l’assegnazione della gestione del Caffè Concerto alla Rrem, ormai 5 anni fa. Dopo l’udienza del 13 luglio scorso, finalmente il Tar di Bologna si è pronunciato con una sentenza che lascia poco spazio ad eventuali ricorsi al Consiglio di Stato: la commissione comunale operò nell’assoluta correttezza e la vittoria della Rrem col suo progetto fu pienamente regolare. Insomma, il Tribunale Amministrative Regionale respinge tout court il ricorso fatto dai secondi in graduatoria – la Madonna srl – convinti ai tempi che la proposta dell’attuale gestore presentasse troppi vizi ed errori. La vicenda, iniziata a settembre 2018, vide già da subito una parziale vittoria del Comune e della Rrem con il rigetto del Tar, un mese dopo, della richiesta di sospensiva dell’affidamento.
Ci sono voluti ben cinque anni prima che il Tribunale Amministrativo Regionale – complice anche la fase Covid – decidesse di discutere il ricorso nel merito, che ha portato al respingimento di tutti i tre punti contestati sull’assegnazione, con in aggiunta la condanna della Madonna srl a pagare le spese legali relative al procedimento. Nella sentenza si ripercorrono i motivi dei ricorrenti, secondo cui la vittoria della Rrem sarebbe stata irregolare, in particolare con presunti errori nel progetto di riqualificazione del locale, meritevole ai tempi del punteggio più alto grazie alla somma dei giudizi sull’offerta economica (20 punti massimo in palio) e la proposta tecnicogestionale (80 punti). Più precisamente, la Rrem avrebbe previsto un intervento migliorativo indicando la creazione di un nuovo spazio ad hoc in una porzione del Caffè Concerto dove sarebbero stati presenti, tra le altre cose, dei vani tecnici. Il Tar, però, – che comunque ricorda come nella fase dell’assegnazione temporanea fu tagliato parzialmente il punteggio assegnato alla Rrem per alcune ‘lacune’ progettuali – non ha ravveduto incongruenze e violazioni tali da mettere in discussione il giudizio della commissione comunale. Insomma, la società guidata da Gustavo Criscuolo (nella foto) può continuare a gestire il ‘gioiello’ affacciato su Piazza Grande, Patrimonio Unesco, per altri sette anni (l’assegnazione ne prevede 12 complessivi).
Lo stesso Criscuolo esprime la sua soddisfazione per la sentenza: "Ero fiducioso sull’esito a noi favorevole conoscendo i motivi portati dal ricorrente, che comunque può ancora appellarsi al Consiglio di Stato. Auspichiamo che entro fine anno si possa davvero mettere la parola fine su questa vicenda".
Vincenzo Malara