REDAZIONE MODENA

Cassa integrazione, è allarme: "In Maserati si è lavorato solo una trentina di giorni"

Il sindacato fa presente che il ricorso agli ammortizzatori sociali è più che raddoppiato . Cgil: "Mancano una politica industriale e misure per creare lavoro stabile e di qualità"

Presidio sindacale davanti alla Maserati

Presidio sindacale davanti alla Maserati

Modena, 1 agosto 2025 – Modena, conosciuta in tutto il mondo come la terra dei motori — come canta De Gregori, ’con i suoi motori fenomenali’ — si sta trasformando in una terra di cassintegrati. La sentenza è della Cgil che prende spunto dalla situazione in Maserati. Dall’inizio dell’anno i lavoratori della produzione hanno lavorato solo una trentina giorni rimanendo per tutto il resto del tempo in cassa integrazione. "La nostra provincia, purtroppo corre forte, ma dentro agli ammortizzatori sociali". Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Osservatorio Cgil (su dati Inps) sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali in Emilia-Romagna: "Si passa dal primo semestre del 2024 dove si sono registrate 5.295.160 ore di cassa integrazione, al primo semestre del 2025 dove la cifra è salita a 7.665.210 ore", un aumento del 44,5%.

"Francamente, avremmo fatto volentieri a meno di correre così forte", affermano Fernando Siena e Roberta Orfello della segreteria Cgil di Modena. "Ma a farne le spese sono soprattutto lavoratrici e lavoratori, che pagano in prima persona questa crisi, perdendo salario — già eroso dall’inflazione a doppia cifra — e contratti che tardano ad essere rinnovati e trovano l’indisponibilità delle controparti alle giuste rivendicazioni su salario e diritti".

I dati "non devono meravigliare, Modena ha un’economia a vocazione manifatturiera. Se a livello nazionale quest’ultima sta attraversando un calo da oltre 27 mesi, anche il territorio modenese subisce le ripercussioni di questo andamento generale.

Infatti i dati ci dicono che la cassa integrazione straordinaria è più che raddoppiata passando da 1.068.182 ore nel primo semestre 2024 a 2.757.142 ore nel primo semestre 2025, segno di un aumento delle crisi aziendali".

In questi contesti di crisi "a essere coinvolti sono anche tutti i lavoratori e le lavoratrici occupati nelle filiere, negli appalti e nei subappalti e quelli con contratti precari a tempo determinato o in somministrazione che, come ormai denunciamo da tempo, sono sempre la prima valvola di sfogo nelle imprese in casi di contrazione produttiva".

La vocazione manifatturiera modenese "è un patrimonio da difendere", continuano i sindacalisti. "Le politiche industriali di cui abbiamo bisogno, e che il governo Meloni fatica a riconoscere, devono mettere in campo strumenti concreti per affrontare la crisi. Bisogna inoltre prevedere la creazione di lavoro stabile e di qualità, non certo quanto si intendeva fare con l’emendamento che la maggioranza voleva far passare e che la Cgil ha bloccato perché prevedeva la proroga fino a 48 mesi dei contratti di lavoro somministrato, contribuendo a mantenere il precariato".