Un luogo in cui i giovani, attraverso lo studio, l’educazione e il lavoro, potessero custodire la pace che stava nascendo dalle macerie della seconda Guerra mondiale. Un luogo in cui i ragazzi avrebbero potuto imparare valori come la bontà, la giustizia, l’onestà e la libertà, al riparo dall’influenza delle strade e dei marciapiedi. È la Città dei Ragazzi, nata nel 1951 dove c’era una palude e ancora oggi una scuola, un oratorio, un luogo di incontro, di divertimento e di formazione.
Una "scuola di democrazia" sognata da don Elio Monari, prete partigiano ucciso dai tedeschi ottant’anni fa, e realizzata da don Mario Rocchi con l’aiuto concreto di Giuseppe Vismara. A loro è dedicato un incontro - domani a partire dalle 9,15 - dal titolo "Modena Undergound. Dal sogno alla Città dei ragazzi", con un’allusione al movimento clandestino del Modena underground movement, nato nel 1943 con l’intento di procurare alloggio, vestiario e cibo a centinaia di prigionieri di guerra britannici scappati.
Tra gli artefici di questa ‘rete’ c’era appunto don Elio Monari. Figure ancora oggi attuali, come ricorda il vescovo don Erio Castellucci nell’introduzione al libro-testamento "Don Elio Monari e la Città dei Ragazzi di Modena" curato da don Stefano Violi per i tipi di Artestampa: "Il loro ricordo diventa ispirazione per i contemporanei, specialmente in un tempo come il nostro, nel quale abbiamo una sete ardente di pace, di giustizia, di carità".