REDAZIONE MODENA

"Contesto ricostruito con precisione certosina. Non c’è solo l’ergastolo"

"Alex Pompa è stato recentemente assolto dalla Corte di Assise di Appello per aver ucciso, nell’aprile del 2020, il padre...

Alex Pompa è stato recentemente assolto dalla Corte di Assise di Appello per aver ucciso, nell’aprile del 2020, il padre con 34 coltellate al culmine dell’ennesima lite familiare per difendere la madre, vittima delle violenze dell’uomo. Salvatore Montefusco è stato viceversa condannato a trent’anni di carcere per aver ucciso la moglie Gabriela Trafandir e la figlia di lei.

A intervenire sui nodi della giustizia, in particolare sulla sentenza di Montefusco che ha scatenato un’onda di polemiche, è l’ex ministro Carlo Giovanardi (referente di Popolo e Libertà): "Nelle 213 pagine della sentenza della Corte d’Assise, che mi sono letto con attenzione, non ho trovato nulla che possa giustificare le aspre critiche a cui è stata sottoposta. I giudici hanno ricostruito con certosina precisione la storia di un uomo che abbandona la prima moglie e le figlie che continua però a frequentare e mantenere, per sposare un’altra donna da cui ha un figlio che cresce assieme alla figlia avuta da lei in un precedente matrimonio.

Decine di pagine nella sentenza sono dedicate alla illustrazione del deterioramento di questo secondo rapporto attraverso le numerose denunce presentate formalmente ai carabinieri da Montefusco (con ampia documentazione anche medica e fotografica) e dalla seconda moglie Trafandir (senza nessuna documentazione medica) nelle quali i coniugi si accusavano a vicenda di violenze, testimoniate pure dal figlio superstite.

Scrive la Corte d’Assise: 'Tutte le condotte agite reciprocamente da ciascuna parte in danno dell’altra, sono state oggettivamente lesive della integrità fisica di Montefusco e della sfera morale di tutti e tre i soggetti; hanno indubitabilmente reso oltremodo dolorose per tutti gli abitanti della villa, le relazioni familiari, attraverso l’offesa del decoro e della dignità delle rispettive persone, hanno determinato quelle sofferenze morali e quello stato di soggezione reciproca e di completo svilimento ben descritte da tutte le testimonianze in atto'.

Ma il settantunenne Montefusco, a differenza di Pompa, non è stato assolto ma condannato a trent’anni, il che significa che dovrà rimanere in carcere per almeno vent’anni prima di avere qualche beneficio. Invito tutti a leggere questa sentenza perché la giustizia deve essere giusta e non mi risulta che il codice penale preveda che se la vittima di un omicidio sia donna, a prescindere dalle circostanze, l’unica risposta sia l’ergastolo".