
Il candidato rettore Tommaso Fabbri
Modena, 29 maggio 2025 – Il professor Tommaso Fabbri, ordinario di Organizzazione aziendale, terzo candidato rettore che aspira a ricevere a novembre il testimone che verrà lasciato da Carlo Adolfo Porro, raccoglie l’aspirazione del suo Dipartimento di Economia Marco Biagi, il quale - pur avendo alle spalle oltre 50 anni di storia accademica - mai ha espresso un rettore proveniente da questa area scientifica.
Come è maturata la decisione di candidarsi?
"Ho dedicato molti anni di attività scientifica e professionale, in Italia e all’estero, al management di organizzazioni complesse. E tanti a livello istituzionale a Unimore, come coordinatore di dottorato di ricerca, in Senato Accademico, consigliere di amministrazione nella Fondazione Universitaria Marco Biagi, direttore di Dipartimento. Da queste esperienze ho maturato la convinzione di potere essere utile al governo del nostro ateneo, e mi sono candidato a guidarlo come primus inter pares. Conosco e apprezzo il carattere ’generalista’ e inclusivo del nostro ateneo, conosco e intendo valorizzare le sue eccellenze. Conosco, anche, il nostro sistema organizzativo e credo di avere gli strumenti per aumentarne la performance, insieme al benessere di tutte le persone che ci lavorano".
Su cosa occorre intervenire per innalzare ulteriormente il prestigio dell’ateneo?
"Nel significato della parola prestigio c’è la reputazione, ma c’è anche l’illusione del prestigiatore. La nostra università esprime buona o ottima qualità in tutte le missioni istituzionali (didattica, ricerca e terza missione) e questo lo attesta l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. Per innalzare il prestigio dell’ateneo dobbiamo certo continuare a investire in spazi per studio e infrastrutture per la ricerca, innovare la didattica, efficientare la nostra organizzazione e intensificare le relazioni col territorio. Ma è necessario uno sforzo per comunicare meglio quanto siamo capaci di fare. È una questione non solo di brand identity, ma di restituzione al territorio del valore dell’università".
Cambierà qualcosa nell’affermazione del diritto allo studio?
"Per quanto riguarda il diritto di accesso all’università dobbiamo prendere atto che l’obiettivo principale del "Processo di Bologna", ossia l’allargamento dell’accesso all’istruzione terziaria, non è stato raggiunto. È necessario un ripensamento del sistema di offerta che distingua tra percorsi più professionalizzanti - orientati all’impiego immediato - e percorsi più accademici con obiettivo una laurea magistrale e il dottorato di ricerca. Poi, c’è il diritto di godere di adeguate condizioni e servizi durante gli studi (tasse, alloggi, trasporti, mense, spazi per studiare e ricreativi…). Questa è una questione anche economica, su cui l’università può e deve fare di più, in collaborazione con le altre istituzioni territoriali".
Cosa occorre per fare di Modena e Reggio Emilia reali città universitarie?
"Una città universitaria si distingue da una città con l’università perché riconosce che la comunità accademica, in primis studentesse e studenti, è un pezzo importante della cittadinanza e un elemento distintivo dell’identità urbana. Se questo riconoscimento avviene, allora le esigenze studentesche entrano nell’elaborazione delle politiche cittadine, come ad esempio quelle urbanistiche, dei trasporti, degli spazi culturali. Ci vuole quindi collaborazione tra le istituzioni, in una prospettiva di bene comune. È ciò che auspico, e su cui mi impegnerò personalmente nel caso venga eletto".