VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Delitto di Alice Neri, il processo. Battaglia in aula sui pantaloni indossati quella notte da Gaaloul

L’imputato ha dichiarato che erano gli stessi della mattina dopo "perché avevo solo quelli". Il consulente Pasquale Poppa: "Sono capi di abbigliamento analoghi ma non sovrapponibili"

Delitto di Alice Neri, il processo. Battaglia in aula sui pantaloni indossati quella notte da Gaaloul

Modena, 13 febbraio 2025 – "Io ho solo un paio di pantaloni da lavoro. Per questo motivo i pantaloni erano gli stessi sia quella sera che la mattina successiva. Chiedo che vengano riguardati i filmati della videocamera della casa dove vivevo, che mi hanno inquadrato con lo stesso pantalone". Sono state queste le parole ieri di Mohamed Gaaloul, imputato nel processo per il delitto di Alice Neri, avvenuto nelle campagne di Fossa di Concordia a novembre 2022. Il giovane tunisino, infatti, ha ancora una volta rilasciato spontanee dichiarazioni per precisare come, in suo possesso, all’epoca dei fatti vi fosse solo un paio di pantaloni da lavoro. Le immagini dei pantaloni erano state poi confrontate con i pantaloni che i familiari del giovane avevano trovato nell’abitazione dell’imputato, a Fossa di Concordia, poi consegnati e analizzati dal Ris.

Delitto di Alice Neri, il processo. Battaglia in aula sui pantaloni  indossati quella notte da Gaaloul
L’imputato ha dichiarato che erano gli stessi della mattina dopo "perché avevo solo quelli". Il consulente Pasquale Poppa: "Sono capi di abbigliamento analoghi ma non sovrapponibili".

Ieri mattina a prendere parola è stato il consulente Pasquale Poppa, incaricato di valutare foto e video dei pantaloni, al fine di stabilire se i fossero gli stessi sia la sera che la mattina e se fossero compatibili con quelli in possesso del Ris. "Quelli indossati la notte e la mattina sono capi di abbigliamento analoghi – ha detto – ma le macchie di quei pantaloni ‘ripresi dalle telecamere ‘ e quelle rilevati sul capo analizzato non sono sovrapponibili". Il teste ha però dichiarato di non poter escludere o affermare con certezza che i capi fossero diversi, dal momento che sono stati analizzati tre mesi dopo i fatti.

"Appare dimostrato come i pantaloni di Gaaloul non siano mai stati trovati, così come la giacca – affermano i legali della famiglia della vittima, gli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini. Il paio di pantaloni rivenuti dalla moglie dopo mesi presentano differenze significative con quelli ritratti nelle immagini delle telecamere dello Smart cafè e della rotatoria di Concordia. Udienza dopo udienza ogni elemento difensivo sta perdendo di pregnanza e gli indizi risultano sempre piu` stringenti".

Il legale dell’imputato, Roberto Ghini al contrario sottolinea: "I pantaloni trovati dalla difesa sono compatibili con quelli ripresi dalle telecamere, ma la qualità dei video delle telecamere non consente un giudizio certo di coincidenza. Ma la logica e di buon senso consentono di affermare che con altissima probabilità i pantaloni sono quelli. Nessuna traccia di sangue, nessuna traccia di benzina, olio o altri materiali infiammabili".

A prendere parola, ieri mattina anche il colui che si occupava del cambio di indumenti di lavoro alla Wam: il ‘terzo uomo’, mai indagato restituì tuta, felpa e t-shirt due giorni dopo il delitto e come il fatto che si fosse presentato allo scopo di cambiare gli indumenti da lavoro gli fosse parso strano. Per questo custodì il vestiario che fu poi consegnato ai carabinieri.