
Analisi in laboratorio
Modena, 16 aprile 2025 – "Il nostro obiettivo primario è riattivare la funzione ovarica: far ricomparire le mestruazioni e, soprattutto, l’ovulazione – spiega il professor Antonio La Marca – questo tipo di autotrapianto offre alla paziente la possibilità concreta di ottenere una gravidanza spontanea, se il tessuto mantiene vitalità. In questo caso, il periodo di congelamento è stato particolarmente lungo, ben 14 anni, ma il tessuto si è presentato in buone condizioni, testimoniando l’efficacia delle tecniche di conservazione adottate". Il follow-up prevede il monitoraggio dei livelli ormonali e della funzionalità follicolare. I tassi di gravidanza risultano complessivamente più alti quando il tessuto viene crioconservato prima dei 35 anni. E la durata della funzione del tessuto trapiantato è pari a circa 2,5 anni in media, sebbene questi dati siano ancora in fase di studio. Il rischio di recidiva tumorale dopo il trapianto è un tema dibattuto, ma non esistono prove definitive che il tumore possa ripresentarsi a partire dal tessuto trapiantato. Negli ultimi anni, il numero di diagnosi di cancro in stadio iniziale tra le donne sotto i 50 anni è aumentato del 4,35%. I tumori più comuni sono quelli mammari e del sangue, mentre il maggiore incremento si è registrato nei tumori gastrointestinali (+14,8%). Grazie ai progressi nella diagnosi e nei trattamenti oncologici, i tassi di sopravvivenza sono migliorati, aumentando la domanda di tecniche sicure ed efficaci per preservare la fertilità. Uno degli sviluppi più significativi degli ultimi 20 anni è proprio la crioconservazione del tessuto ovarico. Dal primo caso di nascita da tessuto ovarico crioconservato nel 2005, sono stati riportati oltre 130 casi.