E’ di questi giorni la notizia di uno sportivo americano "master" che ha migliorato sensibilmente il primato mondiale dei 100 metri, relativo alla categoria 100-104 anni, con l’incredibile tempo, in considerazione dell’età, di 26’’34; il record precedente, stabilito da un altro nonnetto, resisteva ormai da diversi anni. La ragione di una così lunga durata è da ricercare in primo luogo nella oggettiva difficoltà nel reperire elementi con le medesime primavere sulle spalle, in possesso di un buon allenamento di base e con una voglia matta di confrontarsi con il prossimo e con se stessi. Guardando il filmato della gara non si può che rimanere colpiti dall’impresa. Il nostro vegliardo, inserito in una batteria formata da soggetti più giovani anche di 20 anni, si è permesso il lusso di partire, come da manuale, dai blocchi di partenza – azione che comporterebbe l’immediata paralisi delle articolazioni della maggioranza degli amici sessantenni – di scattare prontamente al "bang" e di giungere all’arrivo mantenendo un ritmo costante. Alla fine della prova le attenzioni si sono giustamente concentrate su di lui; il pubblico, visibilmente euforico, ha iniziato a scandire ritmicamente il suo nome e molti giornalisti gli si sono avvicinati per ottenere una intervista esclusiva. Ad una precisa domanda riguardo la competizione insita nella attività motoria, il neo-primatista ha sottolineato l’importanza della determinazione di fondo che deve sempre possedere l’atleta, atteggiamento che dovrebbe identificarsi unicamente nella vittoria; dal suo punto di vista non esiste infatti la possibilità di gareggiare per arrivare secondi o terzi. Ha confessato di aver ricevuto una grande spinta dalla propria moglie e che si sente orgoglioso di lasciare in eredità ai figli, nipoti e pronipoti il successo ottenuto. Un modo certamente originale per farsi ricordare, con l’auspicio che qualcuno in famiglia raccolga in futuro il testimone dell’apripista.
Alessandro Lazzarini