GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Giunta, le preferenze non bastano: "Giusto considerare esterni capaci"

Pd, il segretario Solomita riprende le riflessioni del primo cittadino: "Mix di rappresentatività ed esperienza". Venturelli si toglie i sassolini sulla lista: "Ha preso 14mila voti, nel 2019 erano 9.600. I conti si fanno alla fine..." .

Giunta, le preferenze non bastano: "Giusto considerare esterni capaci"

Modena, 24 giugno 2024 – È pensabile che, a parte i probabili Giulio Guerzoni e Francesca Maletti, in giunta possano esserci altri esponenti Pd che non siano stati eletti in Consiglio comunale? Secondo il segretario provinciale Roberto Solomita sì. "La giunta è un organo politico, e quindi deve rispondere a criteri di rappresentatività, ma anche esecutivo, e dunque deve avere qualità in termini di capacità, di esperienza: è una combinazione indispensabile".

Valutazioni espresse a margine dell’analisi del voto da parte del Partito democratico e che incontrano il ragionamento del sindaco Massimo Mezzetti pubblicato ieri mattina nell’intervista: il problema è che dal dibattito sotto traccia emerge che in molti invece tra i Dem sostengono la prevalenza del criterio delle preferenze come viatico per entrare in giunta. Il braccio di ferro è cominciato.

Intanto un rovello attraversa il partito: ha trainato più Mezzetti la coalizione o viceversa? Secondo Solomita "le due forze hanno funzionato in sinergia: abbiamo avuto un grande risultato personale del candidato sindaco all’interno di un grande risultato del Partito democratico".

Tanto che la segretaria cittadina Federica Venturelli coglie l’occasione per togliersi alcuni sassolini dalla scarpa. Le accuse in particolare di aver presentato una lista debole, soprattutto sul lato femminile: "Ha raccolto più di 14mila preferenze su 34mila voti, nel 2019 erano 9.600: una lista composta da persone forti, credibili, rappresentative e di esperienza, capace anche di garantire il rinnovamento. Io sono sempre per far parlare i numeri dopo…".

Si respira soddisfazione dunque in casa Dem, considerando che come ha spiegato Solomita il Partito democratico alle Europee cresce di dieci punti rispetto alle politiche 2022 (dal 29 al 39,72%), laddove il centrodestra tutto insieme (Fd’I, Lega e Forza Italia) si consolida al 39%, stesso risultato delle Politiche: vale a dire che da solo in provincia di Modena il Partito democratico supera tutto il centrodestra unito.

Così come è evidente ‘l’effetto Bonaccini’. "Su 125mila voti per il Pd, Bonaccini ha raccolto 49mila preferenze. Significa che per ogni 2,5 elettori per i Dem uno ha votato Stefano: un dato che ha trascinato il Partito democratico. E sono tanti i Comuni sul territorio dove il Pd è andato anche oltre il 60 e il 70 per cento". Ma la stella sul petto è senz’altro la riconquista di Sassuolo al primo turno: "Abbiamo presentato con Matteo Mesini una candidatura solida, ma anche dinamica, giovane, molto attrattiva".

Venturelli parla di "capolavoro politico" a Modena città: "Nel 2019 il Pd prendeva il 36% con 33mila e 500 voti, cinque anni dopo balza oltre il 41% arrivando a 34.893 voti. Insieme ad Avs cresciamo in termini assoluti, un elemento di grandissima soddisfazione. Non è un caso: dietro c’è la costruzione di una coalizione ampia fondata sulle idee e soprattutto concentrata sulle cose che ci accomunano più che su quelle che ci dividono. Uniti si vince: un patto politico che deve proseguire nei prossimi 5-10 anni". Ha pesato, secondo la segretaria, anche "il grido d’allarme che abbiamo lanciato rispetto a un’area moderata che non si riconosce nei partiti a livello nazionale ma che comunque vuole il bene di Modena: queste persone hanno scelto il Partito democratico e non il centrodestra".

Ma alla base del successo c’è anche "il merito dell’amministrazione Muzzarelli a cui diciamo grazie: il risultato straordinario delle urne è dovuto anche al lavoro che è stato condotto in questi 10 anni dalla giunta uscente e che ha cambiato e migliorato la città di Modena".