
Lenin, il poeta contadino, è volato via la scorsa primavera. Abitava fra Bagnolo in Piano e Novellara, nella campagna reggiana: aveva studiato da avvocato, però poi aveva deciso che la sua vita sarebbe stata dedicata al lavoro dei campi, senza riserve, senza sconti.
Lenin amava definirsi un "contadino anarchico", fedelissimo a quelle idee di libertà e di lotta che portava scolpite nel suo stesso nome e che l’hanno accompagnato per tutta la vita.
Proprio a lui e ai suoi luoghi, Paolo Simonazzi, apprezzato fotografo reggiano, cantore del ‘mondo piccolo’ delle pianure attorno al Po, ha dedicato un racconto per immagini che è stato esposto durante il festival ’Fotografia Europea’ ed è anche divenuto un volume fotografico.
Lo presenterà stasera alle 18.30 alla Bottega del Consorzio Creativo, in via dello Zono, insieme allo scrittore Claudio Gavioli e ad Antonella Monzoni di ‘Gente di Fotografia’.
"Uno che di nome si chiama Lenin deve per forza avere un percorso segnato. Troppo forte è l’imprinting, il marchio di fabbrica che richiama lotte contadine coscienza popolare, il grande sogno comunista che da noi, soprattutto nella nostra pianura emiliana, è rimasto un’utopia irrealizzata", scrive Gavioli nel libro.
Paolo Simonazzi conferma, anche in questo progetto, prosegue Gavioli, "che non gli interessano gli eventi magniloquenti in cui paiono incardinarsi le svolte della storia, né i volti delle celebrità, ma le minute esistenze di persone, le umili cose che recano su di sé le testimonianze autentiche del dipanarsi vero del tempo".
Quella di Lenin è stata una scelta sinceramente legata a valori che forse alcuni oggi sentono desueti, ma che lui ha difeso e portato su di sé, come per ricordare – scriveva in una delle sue poesie – un mondo che sta scomparendo, "una vita da povera gente che ruba un po’ d’amore e poi si pente".
s. m.