
La Ferrari Testa d'oro
Modena, 18 luglio 2015 - Eravamo rimasti alla Ferrari Testa d’oro sparita da Milano, spuntata a sorpresa a Maranello e infine perduta nuovamente nel nulla: il mistero del bolide stregato. E invece pare non ci sia nulla di soprannaturale. «Ma quale furto, la macchina è mia: l’ho comprata nel 2013 da Alessandro Bruni, storico venditore d’auto d’epoca di Firenze». A contribuire a gettare luce sull’intrigo della Ferrari Testa d’oro firmata nel 1991 da Colani sulla base di una Testarossa (unico esemplare al mondo) è Enrico Bertone, ex campione di Rally, residente a Montecarlo da oltre 20 anni e collezionista di auto da corsa.
Il giallo della Ferrari contesa prende le mosse da una denuncia di furto contro ignoti, su cui indagano i carabinieri di Cremona, sporta dalla Colani design Corporation srl, legata a Luigi Luitz Colani, il designer italo-svizzero nato 87 anni fa a Berlino. L’amministratore delegato della srl Roberto Guerini riferisce, tramite i suoi legali, che l’auto era custodita in un capannone a Pero (Milano), salvo poi venire a sapere – prima da un giornalista poi da una testata internet – che il bolide era esposto al museo Ferrari di Maranello (in mostra per un anno) e successivamente in autosalone in via Abetone in vendita (qualcuno ha azzardato anche la cifra di un milione e 700mila dollari) dove è rimasta fino a quando, sabato scorso, Bertone l’ha ritirata. «Niente di Luigi Colani è in vendita, questo deve essere chiaro. Non sappiamo più nulla di dove sia finita», ha tuonato l’ad Guerini, braccio destro di Colani. Da qui la denuncia per furto contro ignoti. Una presa di posizione ulteriormente rafforzata dai legali: «Riteniamo che stiamo parlando non di un bene mobile, ma di un’opera dell’ingegno, un prototipo: e allora fino a che punto si può dire, per esempio, ecco il rogito per comprare la Gioconda? Che senso ha parlare di compravendita di fronte a questi esemplari realizzati da Colani? Questo non vuol dire che i protagonisti di questa vicenda siano in malafade, tant’è che abbiamo sporto denuncia contro ignoti nonostante avessimo visto la macchina esposta nell’autosalone: desideriamo semplicemente tutelare un capolavoro».
Ma com’è finita quest’automobile a Maranello? Interpellato, il museo Ferrari spiega che l’accordo per l’esposizione era stato sottoscritto con Bertone, presentatosi come il proprietario. «Quando poi – racconta lo stesso Bertone al telefono – il Museo mi ha spiegato che dopo un anno dovevano rinnovare il parco auto in mostra, non potendo venirla a ritirare perché era all’estero, ho chiesto dove potevo depositarla per un periodo e la scelta comune è caduta sull’autosalone Purosangue di Maranello, che l’ha esposta nei suoi locali».
Va detto che per questo tipo di prototipi non esiste un certificato di proprietà come comunemente lo intendiamo, queste macchine non hanno targhe ma solo numeri di telai. Bertone però rispolvera il certificato di vendita datato 2013 nel quale si legge che ha scambiato a Bagno di Ripoli (Firenze) la sua Fiat Abarth Millemiglia 1400 Touring con la Testa d’oro. «Quando l’ho comprata la macchina era arruginita, in stato di abbandono dopo il record conseguito nella gara sul lago salato a Bonneville nel 1991. Chi me l’ha venduta a sua volta l’aveva comprata da un altro proprietario. L’ho fatta restaurare a Modena due anni fa, non capisco questa denuncia per furto contro ignoti».
E a precisare la propria posizione attraverso l’avvocato Loredana Gazzetti è anche l’autosalone Purosangue: «La autovettura Ferrari Testa d’Oro, proveniente direttamente dal Museo Ferrari, è stata consegnata alla Concessionaria Purosangue tramite il vettore ufficiale dal Museo, presso il quale l’auto è stata esposta da metà 2014 al marzo 2015. Tutta la documentazione di trasporto risultava regolare e riportava il numero di telaio dell’autovettura. La concessionaria ha ricevuto mandato scritto a vendere dal proprietario ed ha perciò dato ampio risalto, anche a mezzo della stampa specializzata, alla circostanza e, nel contempo, si è messa in contatto con la Colani Trading AG. Successivamente, il proprietario, previa comunicazione della propria volontà di non vendere più l’autovettura, l’ha ritirata dalla concessionaria. L’autosalone Maranello Purosangue è dunque del tutto estranea alla vicenda e il suo titolare ha prontamente collaborato con le autorità preposte alle indagini».