STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Kunde "Io nel teatro di Pavarotti, che onore"

Domani il concerto di gala del ’Belcanto Festival’ con il celebre tenore statunitense: "A Vienna mi innamorai dell’opera grazie ad un amico"

Kunde "Io nel teatro di Pavarotti, che onore"

Gregory Kunde ricorda molto bene il primo incontro con Luciano Pavarotti: "L’ho raccontato anche a sua moglie Nicoletta. Io cantavo nel coro dell’Opera di Chicago, e il Maestro arrivò per le recite di ‘Rigoletto’. Facemmo varie prove insieme: era un personaggio incredibile, simpaticissimo con noi. Poi l’ho ritrovato qualche anno dopo: anzi, sono stato anche il suo ‘cover’ (il cantante sostituto, ndr) per l’Elisir d’amore. Cantare nel ‘suo’ teatro per me è un onore grandissimo", dice il celeberrimo tenore statunitense. Settanta primavere compiute da poche settimane, 46 anni di carriera, è considerato fra le voci più belle del nostro tempo, uno dei più eleganti e completi belcantisti della scena lirica. All’inizio dell’anno lo abbiamo applaudito come Otello nel capolavoro di Giuseppe Verdi, lo ritroveremo al teatro Comunale Pavarotti Freni domani sera alle 20.30, protagonista del concerto di gala del ’Modena Belcanto Festival’, insieme al soprano Maria Teresa Leva, con la Filarmonica del Teatro Comunale diretta dal maestro Stefano Ranzani. Sarà un viaggio nell’universo di Giacomo Puccini (a cent’anni dalla morte), dall’opera d’esordio, ’Le Villi’ (1884), passando per ’Manon Lescaut’, ’Tosca’ e ’Butterfly’, fino a brani dal Trittico (1918) con ’Suor Angelica’ e ’Gianni Schicchi’.

Maestro Kunde, ma lei come si avvicinò all’opera?

"Avevo 19 anni, frequentavo l’università e facevo parte di un gruppo di madrigalisti: durante un viaggio a Vienna, un amico disse di avere i biglietti per l’opera. Sinceramente non avevo voglia di andarci, eppure lui ci convinse: era la ‘Salome’ di Strauss. Salimmo in loggione, nei posti più defilati: ebbene, dopo neppure un minuto io rimasi totalmente rapito da quel suono, da quelle voci, un’esperienza incredibile. E decisi che quella sarebbe stata la mia strada".

Il suo mentore è stato Alfredo Kraus, leggendario tenore...

"Sì, io iniziai il mio percorso a Chicago ed ebbi la fortuna di incontrarlo nei primi anni della mia carriera e di ricevere i suoi insegnamenti. La prima volta che gli fui accanto, lui cantava il ‘Werther’ di Massenet e io facevo la parte di Bruhlmann, un personaggio che dice due parole in tutto. Rimasi incantato dalla sua voce, dal portamento, dal fraseggio, dal colore e anche dalla sua generosità. Ciò che ho imparato, lo devo soprattutto a lui".

Quando è arrivato al belcanto?

"La mia tecnica è sempre stata quella del belcanto, però ai miei inizi, negli anni ‘70 o ‘80, negli Stati Uniti il belcanto non esisteva nel repertorio di un tenore, quindi solo più avanti mi sono avvicinato al repertorio propriamente belcantistico, ho trovato Rossini, Bellini, Donizetti, e quella è stata la mia carriera. Anche oggi, sebbene la voce sia più matura, continuo ad adottare la stessa tecnica: ho semplicemente cambiato i titoli".

I suoi personaggi preferiti? "Otello, certamente, e Peter Grimes: sono due figure che richiedono un talento canoro, ma anche un’attitudine attoriale".

Ci ha parlato di Pavarotti. Ha un ricordo anche per Mirella Freni?

"Oh sì. Penso fosse il 1979 e a Chicago lei cantò il ‘Faust’ di Gounod con Alfredo Kraus, e io ero il ‘cover’ del tenore, dunque facemmo diverse prove insieme. Poi nel 1980 cantai l’Attila con Nicolai Ghiaurov, trascorremmo del tempo insieme. Era meravigliosa e dolcissima".

Ha raggiunto le vette della carriera. Ma ha ancora un sogno?

"Sì, e sto per realizzarlo. Ho sempre amato le canzoni dei grandi crooner, Frank Sinatra, Tony Bennett: era la musica della mia gioventù. E allora, il mese scorso a Londra con una piccola orchestra ho inciso quindici brani, quindici evergreen di quel repertorio. L’album uscirà a ottobre".