STEFANO FOGLIANI
Cronaca

L’abbraccio dei cittadini: "E’ un’emozione enorme"

Centinaia di persone hanno partecipato alla grande festa di inaugurazione. Il sindaco Menani confessa: "Non ho dormito". Borelli: "Abbiamo lavorato sodo".

L’abbraccio dei cittadini: "E’ un’emozione enorme"

L’abbraccio dei cittadini: "E’ un’emozione enorme"

Non se l’è sentita nemmeno Giove Pluvio, che pure sembrava in agguato, di ‘guastare la festa’. Da troppo tempo Sassuolo aspettava la giornata di ieri e così, dopo aver scaricato qualche timida goccia di pioggia sul palco già allestito in piazza, anche lui si è arreso. Lasciando il proscenio alla città che ritrovava uno dei suoi simboli. Qualcosa di più di un teatro, come sottolineato a più riprese, uno di quei totem attorno al quale le città diventano comunità, un tratto a suo modo identitario perché, dei tantissimi che erano in piazza ieri, e degli altrettanti che hanno partecipato alla giornata – lunghissima – conclusa con il concerto di Nek che ha sollevato, fuor di metafora, il sipario su quel che sarà, non ce n’era nessuno che al Carani non legasse qualche ricordo.

A partire da Luca Mussini, Presidente del Gruppo Concorde e motore di quella Fondazione che ha voluto il Carani avesse un nuovo futuro, che in quella piazza piccola su cui si affaccia la galleria al termine della quale c’è uno degli ingressi giocava "da bambino, a figurine", fino a Franco Stefani, vicepresidente, come Mussini, della Fondazione. Il ‘Signor System’ dice che il ‘Carani’ è sempre stata un’istituzione, per Sassuolo, racconta come ai ‘tempi belli’ vi si guardasse con rispetto e deferenza, la definisce un’espressione di "aggregazione e territorialità che abbiamo voluto far rivivere, consapevoli che abbiamo fatto solo un primo step, costruendo una casa che vogliamo sia abitata da tutti".

Sarà la partecipazione dei cittadini, che hanno contribuito anche loro allo sforzo – notevole – della Fondazione, il valore aggiunto di quanto la Fondazione si è impegnata a fare, arrivando al traguardo dopo un percorso avviato nel 2020 e due anni di lavori che sembrava non finissero mai. Invece sono finiti. "E’ un’emozione enorme essere qui a inaugurare il ‘nostro’ teatro. Sembrava un compito impossibile da portare a termine, ma ce l’abbiamo fatta grazie al sostegno e al contributo di tutti", ha sottolineato Claudia Borelli, presidente della Fondazione Teatro Carani, non senza aggiungere come "quando siamo partiti non sapevamo dove saremmo arrivati. Ci abbiamo messo lo spirito che distingue Sassuolo, lavorando sodo ed imparando sul campo. Ma oggi è solo l’inizio, perché oggi inizia la nuova vita di un teatro che vuole essere soprattutto un punto di riferimento per le associazioni della città e per le famiglie".

La stagione, in effetti, va in quella direzione, e la lunga settimana di inaugurazione che prelude all’inizio della stagione stessa è una sorta di manifesto della ‘rinascita culturale’ di quella Sassuolo di cui il Carani è il cuore. "Anche per questo – aggiunge Borelli – abbiamo voluto fossero soprattutto espressioni artistiche e culturali di Sassuolo le prime a salire sul palco".

Nek ieri sera, oggi alle 11 "Quando le stelle cantavano al Carani", con Leo Turrini e Marco Dieci, alle 16 "Clown in libertà" e alle 18,30 "Aperitivo in musica". Domani, invece, cinema con "Il Re(gista) è nudo" (ore 21), martedi, sempre alle 21 "Genius Loci", mercoledi sera Alberto Bertoli con "Due voci intorno a un fuoco", e altri appuntamenti previsti il prossimo week end sono qualcosa di più di un’ipoteca di un futuro che la Fondazione Teatro Carani ha voluto riscrivere, ridisegnando il finale di una storia che sembrava già scritta. "Perché il Carani chiuso – si è detto ancora – era una sorta di sconfitta per tutta la città". Riaprirlo è invece una vittoria, degnamente festeggiata dentro una giornata che Sassuolo non dimenticherà. "È un momento straordinario per Sassuolo e il merito va a quelle famiglie e imprese che hanno investito tempo, energie e risorse per regalare nuovamente alla città il suo teatro" ha detto il sindaco Gian Francesco Menani, ammettendo di non "aver dormito per l’emozione". A vedere i sorrisi che si rincorrevano ieri mattina tra la piazza e il teatro, non è stato l’unico.